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L’urlo del destino

L’urlo del destino

di Giuseppe Iannozzi

Volata via la Pasqua
ed eccolo qui il caldo
Lungo le strade di città
nelle camicie la gente suda forte;
e i clacson fanno il loro lavoro,
e i gas di scarico pure

Una ballerina aspetta
che il semaforo dia il verde
Si porta poi
sulle strisce pedonali
e sulle punte volteggia
Sulle punte dei piedi dona amore
Qualcuno la osserva,
forse con ammirazione;
qualcuno resta indifferente
Raccoglie pochi spicci,
raccoglie un po’ di miseria
che dovrà farsi bastare

E sulla linea del crepuscolo
il sole brucia forte,
in maniera quasi innaturale
E sul ciglio del marciapiede
un passero cade stordito
– piovuto giù dal cielo

Un anziano, all’improvviso,
dalla bicicletta scivola giù
e con la fronte bacia
dell’asfalto la durezza
In silenzio si rialza,
balbetta poi parole
che nessuno intende
La spesa volata via
dal sacchetto di plastica
la vediamo bene,
invade la linea di mezzeria
Continua a balbettare parole
su parole, non intellegibili,
mentre una donna,
con in mano kleenex di carta,
dalla fronte tenta di asciugargli
i tanti rivoli di sangue
Singhiozza una due tre volte,
dalla sua gola si diparte poi
chiara la sua preghiera:
“Salvatela!
Sta male mia moglie
Sta davvero male
Speriamo
che almeno le medicine….”
Anche la ballerina accorre
Sul viso del povero cristo
lacrime sangue e sudore
Gli carezza piano il mento
sporco di barba bianca,
e negli occhi di lei la commozione

Forse da Dio aiutato
torna il passero a volare
nell’immensità del cielo
In lontananza l’urlo dell’ambulanza:
tutti noi lo udiamo bene



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