UMILIATO E OFFESO PERCHÉ POVERO

Iannozzi Giuseppe

Mi trovavo al supermercato a fare la spesa.
Doveva essere una giornata uguale a tante altre.
Nel carrello poche cose, il minimo per sopravvivere, per avvelenarmi poco a poco.
Nel portafogli pochi spiccioli, potevo dunque permettermi di comprare soltanto sottomarche delle sottomarche, robaccia made in China.

A un certo punto spuntano due barbie, tiratissime. Puzzano da morire di Chanel n. 5. Entrambe portano appeso al collo un crocifisso d’oro massiccio, che gli cade in mezzo ai seni rifatti, di puro silicone. Poco ma sicuro che baciano il culo ai trumpisti.
Una mi passa davanti, mi squadra da capo a piedi e mi sputa in faccia: “Miserabile figlio di puttana… non ti fai schifo?”
Preso alla sprovvista rimango impietrito.

Si fa avanti la sua amica: “Testa di cazzo, perché non t’ammazzi? Facci ‘sto favore.”
Balbetto.
E’ la prima volta che mi succede di essere insultato in pubblico.
Non so che pesci prendere.
Con gli occhi cerco qualcuno, un testimone. Non c’è però nessuno, tranne un moscone nero che amoreggia sul baccalà sotto sale.
Mi guardo intorno e le due tipe non ci sono già più.

Uscito dal supermercato corro verso due agenti per raccontargli l’accaduto.
Quelli mi ascoltano, con pazienza ieratica.
Poi mi chiedono di fargli vedere il contenuto del mio sacchetto della spesa.
Obbedisco.
Mi strappano il sacchetto dalle mani, rovesciano il contenuto in terra e scoppiano a ridere.

Non è stata una bella giornata.
Ero andato solo a prendere un po’ di robaccia made in China per tentare di sopravvivere a me stesso e nel giro di pochi minuti sono stato umiliato e offeso, non una volta ma due, ben due volte, dalle barbie siliconate e dagli agenti di polizia.