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Senza un sussurro domani il morire

Senza un sussurro domani il morire

ANTOLOGIA VOL. 42

Iannozzi Giuseppe

La Stella

Qual è il Mio Nome, Stella?
Quale il mio andare,
e quale il mio tornare?
Non c’è protagonista
Pian pianino si vuota il cielo
Il sogno capovolto e le effemeridi
in un precipitare lontano-vicino
che io non so cogliere

Vola il falco disegnando sovrani cerchi
L’osserva l’uomo con la vanga in mano
Uno stupore, un brivido di pudore
E di nuovo a cacciare terra dalla terra

Fu utopia questo nome, Stella
Fu angoscia questo cercare vano
Non c’è protagonista, solo la sua ombra
che nell’ombra scava un ritaglio di sé

Oh Stella,
ho ucciso un altro lampione nella notte
ed ero appena un ragazzo di nervi e vene
Adesso sono tutti sulla mia pista
Cercheranno d’impiccarmi per il collo
Non ho ancora provato la lama del rasoio,
eppur son uomo e sono colpevole
Di che? Non lo so
Troppo a lungo son rimasto a guatare il cielo
E lo sparo – lo so – non era per far male
Sarò però io a dover pagare il crimine
che non c’è

Il sogno capovolto e le effemeridi
in un precipitare lontano–vicino
che non so io cogliere

“Diavolo! Angelo!
Adesso dovrai pagare con l’addio”
Ma qual è il mio nome, Stella?
il mio andare, il mio tornare?
Io son solo e solamente so che
non c’è protagonista che tenga
questa vita appesa alle trame dell’alba
Soltanto so che non vedrò più il cielo

E vola il falco disegnando sovrani cerchi
E continua l’uomo a muovere terra

Qual è il tuo nome, Stella?
il tuo andare lontano,
il tuo non tornare a me vicino?
Pagherò, pagherò con l’addio
Ma a testa alta, a testa alta
incontrando un cielo di buio
nei miei occhi tanto giovani e ingenui

Non è abbastanza

Questo mondo è abbastanza
Non avete bisogno di nient’altro
Ce l’avevano assicurato ieri
e anche l’altro ieri
Ma adesso,
costretti a farci i conti in tasca,
abbiamo scoperto – senza sorpresa –
che le ossa son tutte doloranti
e che la vecchia ferita continua
a pulsare dolore – poesia!
E non è abbastanza,
anche se continuiamo
a non capire, a non capire

Terra dei fuochi

Dormono i nemici il sonno
d’un temporaneo oblio;
riposano l’anima le donne
su nuvole alte in cielo;
ma non parlano i bambini,
ridono insieme agli angeli,
credono in un dio lontano
dalla Terra dei Fuochi

Conosco la verità,
so bene che non è così,
non posso però tradire
l’inganno che in sé nutrono

Conosco la verità,
la Legge l’ha scritta
milioni di anni fa
il Vecchio Statista
intingendo l’uccello
in un calamaio di sangue

Un bacio di fame
e uno di rifiutata bellezza:
e milioni di topi in fila
squittiscono per il pasto
tra il nero e il grigio,
tra bastardi e randagi
che è la Terra dei Fuochi

Conosco la verità,
è la Terra dei Fuochi,
cimitero sepolto
in un cielo buio
per tutte le anime,
per tutte le vittime
che mai sulla pelle han provato
del Sole la luce e il calore

Il mio pinocchio

conosci il mio nome, così poco di me
non dovresti fidarti delle apparenze
romeo e giulietta hanno fatto la loro parte
ma oggi non è proprio così che si impara l’arte
non è così che il bello e il brutto si mettono da parte

per caso sei inciampata nel richiamo delle mie mani
all’inizio fu facile sbattere le porte della casa e farla vuota
tutte le grandi storie sono (il veleno ci dà vita)

in casa c’era sempre il tuo profumo e il tuo collo bianco
alla fine fu facile abbandonarmi al velluto della tua pelle
tutte le grandi passioni sono (il balsamo è giro di vite)

il tappeto ha avvolto i nostri corpi
adesso è steso battuto come un pugile sconfitto
conosci il mio nome, così poco di me
non dovresti dirmi troppo di te dopo l’amore

il pinocchio che mi hai regalato tutto legato
adesso è a terra ma dice sempre una bugia
conosco il mio nome, conosco l’odore del sudore
non avrei dovuto metter sul piatto la nostra canzone

conosci il mio nome, e tutto quello che sa fare
conosci il mio pinocchio, e tutto quello che sa mentire
ma non avresti dovuto legarti al mio corpo così in fretta
conosci così troppo poco di me, ma il veleno ci dà vita
conosci così troppo poco di me, ma il balsamo è giro di vite

romeo e giulietta hanno fatto la loro parte per noi, per noi
ma oggi non è proprio così che si impara l’arte
non è così che il bello e il brutto si mettono da parte
anche se conosci il mio nome, anche se sai il mio pinocchio

Riflettere e scommettere

Dovrei riflettere seriamente, come mai ho fatto.
O prendere in mano il taglio dello specchio infranto.

Dovrei scommettere fortuna, come mai ho sognato.
O regalare a pieni mani la vita al sapere d’una zingara.

Tiffany

La mela sull’albero, davvero.
E’ tutto per me questo autunno.
E’ che sto perdendo la cognizione del tempo.
O solo sto abbandonando le foglie.

Ci vorrebbero tutti come Yul Brynner:
una corda al collo e una sempre una di ricambio.

L’ultima dei Romanov. Ci credi davvero?
Giovane per sempre, non funziona così.

L’uomo sulla Luna, dico dal vero al falso:
i piedi calciano le foglie. Tutto questo,
tutto questo è difficile. In chi credi credi.

Vietato ai minori di diciotto anni, vita vietata.
L’ultimo assassinio. Ci credi. Dico davvero?
Petrolio. Mai sei come sei. In chi credi credi.

Interpreto Freud e l’eleganza, colazione da Tiffany,
il segno dell’eleganza, la morte annodata al colon.

Resisti: in chi credi credi. E’ davvero. Dico dal vero
al falso. Non si finisce mai d’imparare. Sul serio,
un cameo, Always. Giovane per sempre, giovane:
ma non funziona proprio così. In chi credi credi.

Ci vorrebbero tutti come una corda in attesa:
matrimonio, vita vietata, l’ultima e l’ultimo.
O le foglie che sto abbandonando.

Prendo il tè, Quelle due, alle due. Perdendo il tempo.
Abbandonando le foglie. La mela sull’albero, davvero.
Adamo ed Eva, è tutto per me questo autunno.

E’ tutto per me. Dico dal vero al falso.
E’ tutto per me. In chi credi credi.
Ma sempre, sempre colazione da Tiffany.

Bonjuor Tristesse

ho ricevuto la tua lettera di addio
dieci papaveri rossi e la chiave di violino
ho preso il mio, il resto è tornato, è tornato
a essere bianca colomba, libera
di cercare un dio

bonjour tristesse!
c’è odore di caffè nell’aria, c’è odore di posa
quante stelle in cielo!
questa notte c’è voglia di dar corpo alla follia
quanti sogni repressi!
questa notte c’è necessità di far fuori la poesia
sigarette e whisky
questa notte proveremo il sessantanove
questa notte prenderemo il toro per le corna
proveremo l’effetto che fa

non mi dire che non si può fare, non dire un no
ho ricevuto la tua lettera di addio
e lo sai che un dio non ho

ho preso il mio, il resto è tornato, è tornato
a essere un mattino di tristezza e un buongiorno!

Signore, proteggi la mia colomba

Tutti i miei sogni.
tutti con pavida avidità portati
Per il mio amore, per l’amor mio
ho cantato e ho cantato a lungo

Dio ti benedica!

Non ho paura,
non nutro speranza alcuna
In questi giorni di pioggia
sorridi agli angeli triste tu,
ma scavano
e salvano le strade le lacrime mie

E di nuovo giunto è
il tempo di vivere
E di nuovo ho bisogno di tutto
e di nuovo di niente ho bisogno
Ho cercato di stare al tuo passo,
ma un buffone ero, solo questo

Dio ti benedica!

Nelle mie tasche un centesimo appena,
ma sul tavolo tutte le mie poesie gettai
Dio benedica il mio amore, l’amor mio,
la tenera mia piccola colomba

Non posso, o non so pregare
Dio benedica il blues
perché in pace riposa una croce nel mio occhio destro
mentre la polvere in quello di vetro distrugge il mondo

Molti uomini si sono amati
ed ero io solo uno, un bastardo ai tuoi piedi
Mai fascista, mai comunista,
e mai la bandiera o il crocifisso ho sostenuto
Giusto un uomo ero e sono, un uomo libero

Dio benedica il blues!

Senza un sussurro domani il morire
perché un uomo libero sono, libero!

Non credo in te,
non credo davvero che lassù e vero sia tu,
ma ti prego, in questa landa sì crudele,
Signore, proteggi l’innocente mia colomba

La sposa

Ieri ho ricevuto da un amico una lettera: racconta di sé, le solite cose che già so. In ultimo mi scrive che presto si sposerà. Ho guardato mia moglie e le ho riferito la notizia. Lei non ha fatto una piega: ha sempre odiato i miei amici, soprattutto quelli che non è riuscita a portarsi a letto. Amico, che Dio ti benedica!



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