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E alla fine arrivò la Fine del Mondo

E alla fine arrivò la Fine del Mondo

ANTOLOGIA VOL. 25

Iannozzi Giuseppe

Risorgi grande

Il sorriso, il vostro sorriso
tenetelo per voi
Ho così tanto da fare
e sopra di me nubi,
meravigliose nuvole nere
mi invitano a lasciare a sé
il sole che se ne muore
Sotto il peso della luna alta
laghi e fiumi raccolgono riflessi
La caduta così vicina
La risalita così vicina

Non siete riusciti
a spegnere il fuoco nel bosco
Fuggono gli animali,
non gli uomini intrappolati
che mai stanchi gridano
“si danno perle ai porci, ai porci”
Non avete mai compreso
In lungo e in largo l’Errore Supremo
ha sbiadito il poco
ch’era rimasto in voi

Sotto il peso di nuvole meravigliose
uno a uno cadete in ginocchio,
ma in bocca la solita frase nota
che stona

Che storia, l’avreste mai detto?
Il ragazzino che fingeva stupidità
ha imparato l’uso della fionda,
ai suoi piedi ammira la strage
di nani e giganti, di talenti e santi
Che storia, l’avreste mai detto?

Raccogliete la Cultura in briciole
che a torto vi siete intascata
e pregate, pregate forte:
Re e Dèi tengono alla loro quiete,
tengono l’orecchio duro
Raccogliete ora la cenere
che i vostri compagni han lasciato
in memoria di sé, e attendete,
attendete la Fine

E’ così facile risorgere
quando tutti quelli che conoscevi
stonano nel vento prima d’esser niente
E’ così facile, l’avreste mai detto?

Inviti al suicidio

Un giorno butta bene,
quello appresso male
La domenica la gente scivola in chiesa
con una scusa e due soldi di elemosina

Se mi lasci così non vale,
non vale
Un giorno continui a passare
davanti agli inviti al suicidio,
il giorno dopo ti senti un fallito
e vorresti il mondo finito
Il glicine non porta
fiori tutto l’anno, certo che no
Le geishe camminano piano
per via dei piedi piccini,
ma piangono in silenzio,
di nascosto dagli amanti
Non c’è mai niente
che si possa dire perfetto

A volte lo capisci da te
che si cade come corpi morti
A volte lo intuisci
che la carta è bianca o nera in sorte,
che non c’è
una via di mezzo da percorrere
A volte lasci semplicemente
che le cose accadano

Se mi lasci perché non credi
Se mi lasci così,
con lo stomaco sottosopra
Marilyn Monroe
quel giorno si addormentò per sempre
E’ ancora così bella,
così bella che stordisce l’anima
Lo pensi anche tu?

Se mi lasci così non vale
Se mi lasci così su due piedi
Basta così poco,
così poco per addormentarsi!

Sei una strana ragazza

Sei una strana ragazza, Dolcezza!
Mi sposi in chiesa con il velo bianco
e il giorno dopo mi chiedi quante altre volte
avrei detto “sì, lo voglio” davanti all’altare

Da bambino sognavo di fare il fochista,
di spaccare tutto con la mia locomotiva
per portarla al di là dei binari morti
Quand’ero giovane avevo mille grilli per la testa
e non uno che mi consigliasse per il giusto
Dopo la prima barba ho imparato sulla mia pelle
che con i sogni ci si può rovinar la faccia

Sono stato con i punk per farmi le ossa
Sono stato un affiliato del Club degli Scacchi
per capire che diavolo fanno tutto il giorno
il Re e la Regina, e sono quasi finito matto
Ho sognato anch’io dieci ragazze tutte per me
Ho sofferto anch’io come un cane per il primo amore
Ma tutto questo non mi ha risparmiato,
perché oggi sono solo un uomo uguale a tanti altri

Ho pensato tante volte a come venirne fuori
Ho perso le mie notti per niente
e il tempo è la sola ricchezza che ho
al pari di tutti, la sola cosa che conta
L’amore va e viene, le donne comprano scarpe
Ho pensato tante volte alle cose del tempo
e sempre sono finito davanti allo specchio
a strapparmi i peli bianchi dalle orecchie

Sei una strana ragazza, Dolcezza!
Mi sposi in chiesa con il velo bianco
e vuoi sapere se è più bello farlo
con una vergine o con una donnina allegra
Io solo ti dico che il caffè mi piace
con un po’ di zucchero in più del normale

Sei una strana ragazza, arricci il nasino
e soffochi una lacrima, però il caffè è buono
e ti piace raggomitolarti contro di me,
cercandomi nella ruvidità della prima barba

Sei una strana ragazza, Dolcezza!

Sigfrido

Se mi ami
di tutti i pensieri
spogliati
La sottoveste
lascia scivolare
fin sotto alle caviglie,
e mostrami
com’è bella
una donna
che ama e ama me,
un Sigfrido destinato
a morire prima
d’aver consumato
tutto l’amore

Il mio pianto

Piango delle stelle la luce
Il sangue mio l’hai già bevuto
Altro non ho da offrirti
tranne questo mio corpo
d’anima vuoto

Werther

Tu non m’ami più
Solitario nel traffico delle strade
il mattino i suoi occhi chiude su me
Non servono i semafori a fermare
la frana dell’anima mia,
né il gatto nero a farmi sperare
in un domani un po’ migliore!

Cancellato dalla tua memoria,
in cerca vago d’un riparo
o d’un Vuoto dove in oblio vivere
per quel tempo
che la vita m’ha riservato
Ma sta un poeta a un tavolo
seduto a mirar il cielo
quasi fra le nuvole potesse scorger
della Creazione il mistero:
s’inebria per ogni pecorella
che il vento commuove,
lo prende poi in fronte
un debole raggio di sole,
abbassa allora lo sguardo
sul caffè ormai freddo,
sospira, e sotto i baffi se la ride

E pensare a tutti quei versi
E pensare a tutte quelle gioie
sì piccole, eppur in un tempo
neanche poi troppo lontano
importanti
E adesso,
che è rimasto di tutto questo?
L’alito freddo del verno
che le giunture dell’alma scardina
mentre tutto le gira attorno
– folletti di vetro fanno a gara
per la risata più alta e stonata
che al muro costringa l’infelice

Sull’acceleratore il piede
Il resto del corpo da tempo è via
Non si cura lo sguardo di sapere
che cosa c’è al di là
del parabrezza, della nebbia
che le lacrime han donato agli occhi

Muore un uomo cadendo
nella tromba delle scale,
si diffonde l’eco dell’inumano urlo
insieme all’ululato dell’ambulanza
Si taglia il pittore l’orecchio,
nel sangue intinge il pennello
per iscrivere il nome suo
nel registro degli indagati

Legge il Werther la fanciulla
davanti alle lingue d’un fuoco;
un po’ ride, un po’ s’annoia
Fuori però è il regno del freddo,
così resiste con lo sguardo posato
sugli scarafaggi delle parole
infilzate l’una dopo l’altra
Lei non sa che Napoleone amò
e amò Goethe sino a Sant’Elena

Tu non m’ami più
Sol questo conta e il piede paralizzato,
congelato sulla folle velocità
cui unica verità è in fondo…

è in fondo null’altro
che l’ultimo atto di disperato coraggio,
di strapparsi gli occhi dalle orbite
e non pensarci più all’amor donato
e a quello creduto,
per un momento soltanto domato

Il fantasma del tuo Nome

Il fantasma del nome
L’eco sbriciola le tombe
& gli alberi si piegano
fin quasi a spezzarsi
Un negro testa rasata suona
Sa fare il suo lavoro
La gente lo ascolta ammirata
Un altro grida la Fine del Mondo
che verrà, che verrà…
ma il semaforo è da una vita
fermo sull’occhio arancione
C’è una gran confusione
lassù in cielo & ma’ chiama
i suoi cuccioli d’uomo intorno a sé

Avevo dei fiori così belli
rubati alla più amorevole
delle foto – sorridente,
sconosciuta al mondo,
il camposanto l’accoglie
vestendola di convolvoli
e di giaggioli,
e mai una lacrima
e mai una lacrima una…
Il becchino fa un bel lavoro
& il negro sa suonare da Dio
Il cappello raccoglie aria
e pochi centesimi
Che vita meravigliosa
che si fa lassù

Dei bei fiori per la mia donna
L’eco strappa i petali uno
a uno, il vento li porta via
Li deposita alle porte del Paradiso

Che meraviglioso terremoto!

Perdere la bussola

Tu non puoi affondare
Il mio cuore hai in pegno
Con un bacio
l’hai preso al ballo
Non puoi affondare così
a tradimento
Quando ci s’innamora
anche il più duro
diventa di burro
Non puoi portare a fondo
tutto quel che ho
Non ho mai avuto molto
Nato disgraziato
in una famiglia bastarda
fin da piccolo le ho prese
Una volta cresciuto
niente è cambiato,
solo le cinghiate si son fatte
d’una tempesta più forti
Ci sono stati giorni neri
che ho creduto di perdere
la bussola
Mi sono imbarcato
senza speranza,
lasciando il porto
per non poggiare mai più
il piede sulla terra
che i natali mi diede
Ti ho poi incontrata sul ponte
di questa piccola grande nave
Hai preso un impegno
con il mio cuore
Non puoi affondare ora,
ora che ho scoperto l’anima
lasciandola in balia del sale,
delle lacrime d’una donna
Non ho mai avuto molto
Sei tutto quello che ho
Se affondi, se affondi
allora portami con te
Posso perdere la vita ma non te
Posso perdere la vita ma non te

Ama te stessa

Caduti i castelli, scoppiati i cieli in aria,
cadrà infine l’uomo
Dimmi che farai ora, ora che sei senza difese?
Volevi la verità, l’uomo è pericolo per sé,
e Dio, la sua peggiore fantasia, da secoli
su milioni di cadaveri senza forma sta seduto
Per questo hai portato avanti la tua giovane vita
fra scene di teatro, travagli e aborti di sognatori?

Dolcezza, ti conosco, meriti qualcosa di meglio
Ora che i castelli sono caduti in frantumi,
ora che non è rimasta una sola pietra al suo posto,
ora che anche le nuvole hanno smesso lampi,
minacce e piogge, credi davvero che troverai
dove stare?

Dolcezza, ti conosco, meriti qualcosa di meglio
I sanguinari e gli imperatori caduti in ginocchio
hanno divorato le loro stesse budella
vuote di coraggio e di qualsivoglia sapore
Non c’è davvero più niente per cui restare
Non c’è davvero più niente per cui resistere

I migliori hanno pure loro raccolto la coda
fra le gambe; i peggiori nessuno sa
che fine abbiano fatto, ma tutti sanno
che se lo sono presi in quel posto
in tutta la sua lunghezza

Dolcezza, ti conosco, meriti qualcosa di meglio,
meriti qualcosa di meglio, meriti qualcosa di meglio

Dolcezza, avrei voluto cantarti una canzone d’amore
Non ne sono più capace, ma non cerco perdono
Anch’io ho avuto la mia parte di responsabilità
in tutto questo, quindi asciuga le tue lacrime
se sono per me… sono sprecate se sono per me
Wall Street è caos e collasso, i capitalisti non riescono
a dar via nemmeno il loro culo sottocosto
Dolcezza, dammi retta, è andato tutto storto
Nessuno poteva prevederlo, nessuno poteva pensare
che la Fine del Mondo sarebbe venuta così presto
Almeno tu, almeno tu, la più amata, mettiti in salvo
Ama te stessa fino in fondo e non guardarti alle spalle,
dove la paura fa saltare i tombini in aria e le vedove
cieche e sterili piangono senza posa

Se un giorno mi hai amato almeno per un momento
è venuta l’ora di dimostrarlo;
lascia questa casa così triste,
prepara un bagaglio leggero e cerca una strada
che nessuno ha ancora dissanguato – perché c’è
Se un giorno mi hai rispettato per quello che ho fatto,
lascia intatta l’illusione che non sono cambiato
e porta lontano il sorriso e tutta la dolcezza che puoi

Ora che le chiese in un mare di fiamme sono sprofondate,
ora che non una sola immagine sacra è rimasta al suo posto,
ora che anche le droghe hanno smesso di fare effetto,
credi di potercela fare a dimenticare tutto questo dolore?
Io so soltanto che meriti tutto l’amore che non ti è stato dato
Io so che non voglio saperti in questo mondo così vuoto
Se un giorno mi hai amato almeno per un momento,
se un giorno mi hai rispettato per quello che ho fatto,
lasciati il passato alle spalle e cerca una vena intatta
non toccata da mano umana

Caduti i castelli, scoppiati i cieli in aria,
cadrà infine l’uomo fra serpenti e scorpioni affamati
Ma tu meriti qualcosa di più, tu merito il meglio
Ama te stessa, ama te stessa, amati come non hai fatto mai
Amati come non hai fatto mai con me, amati fino in fondo



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