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Non ricordi più niente

Non ricordi più niente

ANTOLOGIA VOL. 23

Iannozzi Giuseppe

Bloody Rose è opera originale di Chatterly

Quando non ricordi più

Quando non ricordi più la voce
Quando non ricordi più il volto
Quando non confondi più
il nome di lei
con quello della luna,
significa soltanto che sei fuori,
fuori dal casino

Fuori, dopo la pioggia,
sotto il sole
sbocciano giovani fiori
e subito muoiono
in sorrisi sghembi

Anche tu, anche tu di me
non ricordi più un bel niente,
perché, giorno e notte, il tempo
fa fuori ogni cosa e non ne sana una
E non ne salva una

Perché, sempre, il silenzio
fa fuori ogni cosa e non ne salva una

Bambole

Chaplin ti faceva piangere
Ricordi la neve che cadeva?
Non ne volevi che sapere
di tornare alle bambole decapitate
C’era nei tuoi occhi una luce bella
ma diversa da pupilla a pupilla
Scherzavi e ci credevi
che un giorno saresti arrivata
là dove nessuna è andata mai
Eri una bambina con tante idee
e le unghie lunghe per graffiare

Conservo ancora le bambole
Come allora piangono sangue
e io davvero non le so calmare
Ho idea che ti scriverò una lettera
per sapere di te, se l’hai poi incontrato
quell’uomo favoloso che amavi
Domani però, adesso esco
a spalare la neve davanti casa

La tua lavagna

Sei sempre stata la prima
e l’ultima della classe
Ero così innamorato di te
che non capivo mai perché
il gesso sulla lavagna
urlava, quasi impartissi
mortal ferita
Ero così incosciente
I tuoi occhi nocciola
allegri eppur in procinto
di lasciar libere due lacrime;
quel tuo modo di nascondere
le mani in grembo, pareva pregassi;
e i quaderni, sparsi sul banco,
a righe e a quadretti, e i ghirigori
della tua scrittura a me preclusa
Sei sempre stata in cima
a tutti i pensieri miei di bambino
Sei sempre l’ultima che dimentico
prima di cadere nell’oblio del sonno
ormai stanco di suonare le note
dei ricordi

Se mi vieni in sogno
ti vedo in punta di piedi
Vesti un sorriso birichino
e una luce strana negli occhi
Se mi vieni a cercare
nell’oblio del sonno
sei sempre come allora,
impossibile: eppur t’amo
come non si potrebbe di più

Per questo, per tutto questo
all’alba mi faccio muto
e segno sulla lavagna
un’altra urlante ferita

Vado via

Vado via
Non lo so dove
Dove andrò
non lo so
davvero

Non ho un’amante,
ho in tasca niente
così puoi star sicura
che non ti tradirò

Davvero però
non lo so
per dove passerà
questo lungo treno
d’affamati ammazzati
Toccherà città
e al di là di esse
infine si porterà
Questo immagino
e non lo vorrei

Sette note per te

Sette foto sbiadite riposano sul cuscino
Sette tacche sul muro senza pietà
per ogni settimana passata – senza te
Addormentata ho l’anima, e una catena
per compagnia: il cane della mia rabbia
ha fame, ulula alla Luna, e giù al porto
ci hanno fatto capire che il mare
è grande ma tanto tanto povero di pesci
Così credo che resterò ancora qui,
un giorno o anche due sottochiave

Amica mia, portami una rosa
e un’armonica a bocca
prima che cominci a sbavare
E’ così tanto che non annaffio rose rosse
E’ passato così tanto tempo dall’ultima volta
che ho baciato una donna di fuoco,
rossa di passione, bella di generosi fianchi

Sette petali, sette note, non tardare
a dirmi la verità, se hai già trovato un altro

Chi

Chi preghi?
Per chi piangi
in silenzio?

Non ricordi
che son nato muto,
diverso da chiunque
tu abbia mai conosciuto

Solitudine

Hai visto, la tristezza ci passava accanto
Andavamo noi avanti sul filo del rasoio,
a tutti sconosciuti, uguali a dio
Hai detto che dovevo mettere il dito
sul grilletto e bang, se volevo affetto
E’ bastato meno d’un minuto
e un povero cristo è caduto vicino a noi
senza batter ciglio – così uguali a dio

Non pensavi potessi essere così indifeso
Hai stretto il mio cranio sul tuo petto,
pregavo che mi soffocassi nel battito
del tuo cuore così calmo – un’onda
dal mare sul filo della notte senza luna

Non sono mai stato bravo a ingannare
i tuoi occhi con i miei giochi di specchi
C’è voluto un niente per rompere l’incanto
Lo sapevamo che dovevamo andare avanti,
ci siamo spinti fino a finire le pallottole
E’ per questo che siamo così soli, è per questo?

E’ per questo che ci guardiamo intorno?
Sei venuta da me nel momento del bisogno
quando avevo abbandonato ogni sogno
C’era un prezzo da pagare, uguali a dio
E’ per questo che siamo così soli, è per questo?

Hai raccolto la mia mano, i miei giochi di specchi
non hanno accecato la tua anima bella e crudele
Mi hai scavato a fondo nelle tasche dei segreti
Tutto era scritto da prima che nascessi,
e dietro a noi i passi sulla sabbia immortalati

Hai visto, la tristezza ci passava accanto!
Hai visto, la tristezza ci passava accanto,
suonava il suo vecchio violino scordato
E’ l’ultimo, è l’ultimo, lo hai ripetuto cento volte

Non pensavi potessi essere così indifeso
Hai stretto il mio cranio sul tuo petto
Hai poi spinto il mio indice per il passo in avanti
Mi sei rimasta accanto, mi sei rimasta accanto
fino alla fine, hai mantenuto la promessa

Ho visto, la tristezza mi cammina accanto
Vado avanti sul filo del rasoio, uguale a dio

La tristezza, la tristezza mi cammina accanto
Vado avanti sul filo del rasoio, uguale a dio

All’ombra di noi, dell’amore

Non lo so
fino a lunedì
quanto tempo passerà
e se ancora avrò
la forza di oggi
Sento però
che sogni e desideri;
che disperi ogni tanto

L’allegria
della giovinezza
volata via
E l’aquila
sui nostri vespri
attesi all’ombra dell’amore
non ci vede più
belli e agnelli
Resta di noi
un’ombra scolorita
che appena ieri
era la nostra vita

Così presto
abbiamo perso
Hollywood e Brooklyn,
il nostro film preferito, l’amicizia
ch’era in un gesto appena baciato
da una mezza parola

Rosa, mia Rosa
(da “Fiore di Passione”)

No, no che non lo ero,
che bello non lo ero
Non lo ero
Di bello niente davvero,
e di lucente
niente mai ti portavo;
solo un pugno di sogni,
cieli di pallidi vuoti orizzonti
Ma eravamo,
te ed io eravamo,
te ed io ci ascoltavamo

E sorridevo
come tu sapevi sorridere,
come tu mi sapevi vivere
In timidezze
e lacrime a te sola note
il sorriso mio per te,
sempre per te sbocciava,
Rosa, mia Rosa

No che non lo ero,
bravo non lo ero davvero
a giustificare l’amor mio,
a far con te l’amore

(Soltanto fu un sogno,
lungo la strada sudato e perduto;
soltanto fu un lungo tentare la luce,
il nudo sogno d’un uomo a metà)

Ma mille anni sui libri
per imparare a dirti stella
Milioni di pagine e parole
per scriverti bella,
per donarti l’anima mia

E cosa,
che cosa volevi di più?
Non l’ho capito io,
non l’hai capito tu

Mai più giocherò con i tuoi lunghi capelli

Il Piccolo Buddha m’invitò
a toccargli la mano;
diedi così inizio al piano
di spogliarmi dei capelli
Il Piccolo Buddha disse
che ero nato per amare
Gli risposi che ero a secco,
che le mie possibilità
non condividevano la verità

Ho lavato via la sporcizia
dal cranio, ma non è stato
come avevo immaginato;
per questo adesso vado in giro
bussando di porta in porta,
chiedendo di restituirmi
la forza che ho perduto
– prigioniero d’un sogno

Ho preso una droga
Ho preso una daga
Ho preso una pugnalata
Ho preso tutto con foga
per arrivare a questo punto

Tutte le notti prego
con il cappello poggiato di sbieco
sul cranio rasato;
e a ogni nuova alba
mi rendo conto che mai più giocherò
con i tuoi lunghi capelli, Cristina

Stanco il sorriso

Stanco
Sorride il Buddha
Sorride sempre il Santo
Prendo tempo
Stanco ripeto
Buddha dice di sì
Si gratta poi
la pancia
Stanco anch’io
ammette infine,
e sputa di bocca
il Sacro Nome

Aspetto

Aspetto,
aspetto
una goccia
che
dal soffitto
della grotta
cada giù
al centro
della testa,
la mia

Goccia
dopo goccia
aspetto
che il cranio
mi si buchi;
e rimpiango
le carpe
che ieri
non pescai

Aspetto
di cadere
esanime
qui dove
una lama
di luce
non si vede
mai


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