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L'indispensabile difesa della spiritualità

 



Sono tempi non facili. Siamo in preda a ogni genere di contraddizione, il che in un processo dialettico sano di crescita e confronto andrebbe anche bene, ma nel nostro caso non riusciamo a comporre le opposizioni concettuali che ci investono. Quando si espongono con rigore idee e progetti, pacatamente argomentando punto per punto, e di contro si levano cori scomposti, è evidente la lacerazione che attraversa il nostro tempo. Anche una festività simbolo di amore, unione, affetto diventa terreno di scontro, viene attaccata, strattonata. Povera bellezza, povera arte, povera nascita.

Intanto capita di leggere con sempre più frequenza messaggi di persone disorientate, abbattute, nella migliore Delle ipotesi stanche. Rabbia e frustrazione si riversano in sfoghi che molto ci dicono del degrado sociale. I tre anni di guerra – dal covid, Alle restrizioni senza fine, al conflitto scoppiato lo scorso febbraio – hanno procurato dissesti e aumentato a dismisura il divario. E quanto più responsabilmente occorre allora porci nei confronti di chi si aspetterebbe chiarezza e rassicurazioni dai propri rappresentanti. Ma tant’è. E nonostante ci arrivino avvisi quotidiani su come affrontare la crisi energetica, non abbiamo rimandato il cambio dell’ora e non ci siamo fatti mancare le luminarie (e le ruote panoramiche e le facciate pirotecniche con tanto di proiezioni; allora perché quotidianamente richiamare scenari apocalittici, catastrofi da disconnessione energetica? Della due l’una).
Festeggiare era giusto, certo ancor più dopo le chiusure. Eppure il luccichio fra un così esteso disagio esistenziale e le bombe che piovono da mesi, somiglia piuttosto a un macumba da idolatri. Questo inabissamento avrà comunque una fine. Il congelamento, la snervante palude che per moltissimi inchioda aspettative e possibilità, muterà in una stagione diversa. Bisogna aver fiducia, tale è l’avvicendarsi delle umane cose. Ecco che indispensabile diviene proprio la difesa della spiritualità in ogni sua forma, nella poesia, nel sentire e sostenere l’altro, nell’aprire vie nuove, veramente inclusive e in grado di riscattare chi è relegato ai margini.

Gli attacchi cui abbiamo assistito negli ultimi giorni, volti a screditare questa intima e sacrosanta tregua, e sistematicamente tutti coloro che se ne fanno difensori, ci attestano lo sbandamento nel quale viviamo immersi. Attacchi strumentali e faziosi che nel caso degli enti culturali non tengono conto delle grandi difficoltà in fase pandemica. Mentre si tace di ciò, passa il concetto che l’apertura in un giorno festivo scacci via come per incanto ogni genere di problema strutturale e organizzativo. È la mentalità dei nostri tempi: il sensazionalismo, la polemica continua, il colpo scenico per nascondere la sostanza. Ma noi sappiamo chi ha il cuore dalla parte giusta.

Quanto a questa mia avventura letteraria vorrei dire tante cose. Ci sono certo, prima di tutto, i ringraziamenti a chi mi ha seguita, la gratitudine che mi avete sempre dimostrato con continuità e convinzione, l’affetto che ho percepito attraverso i vostri messaggi, i complimenti che mi avete rivolto negli anni. E poi il pensiero va ai sodalizi inaspettati, alle collaborazioni che si sono avviate, alcune davvero impensabili; incontri proficui per cui posso dire che il dibattito aperto sui nuovi media è solo agli inizi, e sì, questi mezzi sono in grado di produrre ricadute concrete. Almeno nel mio caso, alcune vi sono state.

Tuttavia, è anche importante non porre e proporre tali vie come salvifiche e sostitutive. D’altra parte questi spazi digitali richiedono molto lavoro (e tempo) e una preparazione non improvvisata, se si vogliono davvero produrre contenuti di qualità. E assorbono tante energie. Quindi, certi modelli trionfali elevati a esempi carismatici come fossero sbocciati dal nulla, sono fuorvianti, per i più giovani soprattutto. Non si tratta mai di qualcosa che è uscito all’improvviso dal cilindro. Nei casi più eclatanti ci sono a monte campagne pubblicistiche a tappeto e meccanismi che favoriscono la visibilità di certi nomi e contenuti. Lo dico senza intento polemico, solo per riportare le cose alle giuste proporzioni. Per onestà intellettuale, dovuta, lo ripeto, alle generazioni più giovani che rischiano di vivere delle stagioni assai grame, oltretutto infliggendosi sensi di colpa laddove non riusciranno a spiegare i loro insuccessi. (Ragazzi, non datevi colpe: reagite!)

Per quanto mi riguarda sono felice del cammino fatto insieme. «Margini in/versi» raccoglie più di quattrocento articoli scritti nell’arco di dieci anni, in parallelo alle mie attività di studio e ricerca e al lavoro editoriale. L’archivio resta liberamente consultabile e disponibile al pubblico. Non si interromperà inoltre l’aggiornamento delle parti che riguardano la mia scrittura e i progetti avviati nell’ultimo periodo.
Non è per stanchezza che ho maturato tale scelta. Il contrario, semmai. Lo faccio consciamente in un periodo creativo, di apertura, ora che con maggior lucidità riesco a valutare il mio percorso. Le cose che intendevo divulgare sembrano giunte a maturazione. Desiderano ora traghettarsi in altro, perché quel che si è fatto finora acquisti altra vita, rivelandosi in altre nascite.
Infine, i numeri sono tutti in perfetta armonia – almeno nella mia mente lo sono, anche se non pretendo che questo discorso sia compreso; la mia mente talora divaga in piena estatica contemplazione. Però, ritenendomi una discepola di Leonardo Fibonacci, che con me condivide per l’appunto i natali, la cosa non è di secondaria importanza. L’aurea proporzione che presiede alle idee, ispirando e preparando gli incontri, fa parte di quel sacro che, come si diceva all’inizio, è essenziale, ancor più adesso, custodire con ogni energia e coltivare in sé.

Prosegue la manutenzione ordinaria del blog, nonché, come detto, l’inserimento delle nuove pubblicazioni (e degli eventi correlati) nelle rubriche dedicate ai miei libri, oltre alla segnalazione dei rimandi agli studi sui rapporti fra scrittura e linguaggio figurativo.
Qui:

I miei libri

Vissi d'arte

Scrittura e pittura nel segno di Paula Modersohn-Becker

Si procede inoltre sul mio sito:  

https://www.claudiaciardi.net/

Grazie, grazie, grazie di cuore a tutti voi che vi siete soffermati in questo luogo. Mi è capitato di sentirvi mentre leggevate. È stato bello sentirvi. E sarà bello continuare in altre forme.

(Di Claudia Ciardi)



Sacra ora dei monti

 

Musica e navigazione (le due dimensioni che mi hanno accompagnata per tutto il 2022; il libro di Hermann Broch mi è caduto sulle ginocchia alla fine di quest'anno, una sorprendente materializzazione).







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