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Declinazioni di solitudine (Euripide)


Eroe simbolo della grecità, Eracle è tuttavia un personaggio di difficile caratterizzazione tragica, tanto che la sua figura resta principalmente associata ai drammi satireschi. Euripide, lo scrittore che più ha dato voce alle tensioni psicologiche e alle lacerazioni thumòs (θυμός, spirito), ha avuto il coraggio di celebrarlo nella sua carica di umano annientamento. La tragedia che ne scaturì, rappresentata nel 423 a. C., fece molto scalpore per la crudezza con cui veniva messo sotto gli occhi degli spettatori lo sprofondare di un’esistenza dalla fulgida gloria tratta dalle proprie imprese alla solitudine disperata che vede nel darsi la morte l’unico esito possibile. L’autore greco innovò anche la struttura mitica, rovesciandola. La follia che colse Eracle, così da spingerlo a uccidere la moglie e i propri figli – un’empietà così grande che perfino Lyssa, istigata da Era, avrebbe voluto opporsi al comando degli dèi – si colloca alla fine delle fatiche e non come atto cui segue l’espiazione attraverso le avventurose gesta. Dunque, Euripide ha letteralmente riplasmato il patrimonio tradizionale, investendo se stesso del ruolo di iniziatore del ritratto tragico di Eracle nonché di una profonda riflessione su come chi appaia nel massimo della forza, quasi della propria invincibilità, possa essere all’improvviso travolto. Nella vicenda di Eracle infatti la violenza muta repentinamente di segno direzionandosi contro colui che fino a quel momento l’ha praticata con successo, mai pensando di soccombere.
Stando a ciò che ci è stato tramandato, sui connotati di tale vicenda mitica così riscritti non interverranno altri fino a Seneca, in un periodo della storia imperiale romana in cui la circolazione delle teorie epicuree e stoiche aveva riacceso l’interesse sul tema del suicidio e dell’amicizia quale rimedio alla sofferenza. Il rovesciamento che distrugge la vita di Eracle trova nell’umana comprensione il suo riscatto, la cura capace di lenire il pianto, la via di una salvezza che l’eroe, pur in preda alla più fosca disperazione, sceglie di percorrere.
A conclusione di questo excursus sulla tragedia greca, ideato dalla classicista Alessia Rovina che ha contribuito a farci osservare gli eventi di questi mesi complessi sostenendoci all’immensa architettura del teatro antico, l’autrice offre un’articolata lettura dell’intreccio euripideo, proponendo delle preziose chiavi d’interpretazione per una riscoperta del testo.     

(Di Claudia Ciardi)

 


 Chiaroscuro- Fotografia di Alessia Rovina ©

  
Declinazioni di solitudine III - Eracle ed Anfitrione



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