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La Guerra dei Fiori degli Aztechi

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Il propulsore (atlatl o woomera)

Alcuni popoli antichi intraprendevano guerre cerimoniali, scontri ritualizzati che avevano da una parte l’obiettivo di evitare eccessivi spargimenti di sangue, dall’altra di soddisfare il fabbisogno di sacrifici umani dettati dalle loro credenze religiose.

La Guerra dei Fiori (in linguaggio Nahuatl xochiyaoyotl) rientra in questa categoria di scontri cerimoniali nati da necessità religiose: si trattava di una guerra rituale combattuta tra la Triplice Alleanza Azteca e i loro rivali locali a partire dalla metà del XV secolo fino all’arrivo degli Spagnoli nel 1519.

L’origine delle Guerre dei Fiori

Tra il 1450 e il 1454 l’impero azteco fu colpito da numerosissime carestie dovute alla siccità. Fame, inedia e morte si diffusero tra gli abitanti della Triplice Alleanza, decimando la popolazione che dopo breve tempo iniziò a chiedere ai suoi governanti risposte concrete alla situazione di crisi.

La risposta giunse dai sacerdoti di Tenochtitlan: le divinità sono furiose con l’impero azteco e per placarle è necessario sacrificare molti uomini e in modo regolare. Ma come compiere sacrifici umani quando la città-stato locali non dispongono di sufficienti prigionieri di guerra da mandare nell’aldilà?

Fu così che nacque la Guerra dei Fiori: Tenochtitlan e le sue città alleate Texcoco e Tlacopan stabilirono con le città di Tlaxcala, Choula e Huejotzingo di creare un evento sanguinario in grado di procurare vittime sacrificali senza tuttavia spargere troppo sangue e rischiare il collasso di intere città-stato.

All’ arrivo di Cortes, Cholula era una città seconda solo a Tenochtitlan in quanto a dimensioni e popolazione: era abitata da circa 100.000 persone, ospitava oltre 300 templi ed era sede di una classe sacerdotale molto influente nella regione, tanto che i principi aztechi furono incoronato da sacerdoti Cholula fino alla caduta della Triplice Alleanza.

Cholula rimaneva tuttavia una città rivale di Tenochtitlan, come lo erano Tlaxcala e Huejotzingo; queste ultime finirono per cadere sotto l’influenza azteca durante il XV secolo e i loro rapporti con la Triplice Alleanza non furono mai idilliaci: all’arrivo di Cortes, Tlaxcala e Huejotzingo ruppero i loro legami con Tenochtitlan per allearsi con gli Spagnoli.

Le caratteristiche di una Guerra dei Fiori

La Guerra dei Fiori aveva diversi punti di distinzione con una guerra tradizionale. In primo luogo, le armate erano composte da un numero fisso di guerrieri che stabilivano di comune accordo il luogo dello scontro, luoghi che col tempo assunsero un’aura di sacralità sotto il nome di cuauhtlalli o yaotlalli.

L’inizio dello scontro era determinato dall’accensione di una grossa pira di carta e incenso posta in mezzo agli schieramenti. Contrariamente alle guerre tradizionali, le Guerre Dei Fiori venivano combattute utilizzando principalmente armi bianche non da lancio: atlatl, fionde e pietre erano escluse dallo scontro, mentre dominavano il campo armi in grado di mettere in mostra l’abilità guerriera dei contendenti, come macuahuitl (leggi questo post per la descrizione del macuahuitl), clave e lance.

Le Guerre dei Fiori iniziarono come tradizione in cui i decessi avvenivano in numero limitato, ma col tempo aumentarono di numero fino a raggiungere tassi di mortalità simili ad una vera battaglia.
La guerra rituale combattuta tra Aztechi e Chalcas, ad esempio, registrò al suo inizio poche vittime, principalmente guerrieri di basso rango catturati e sacrificati come offerte alle divinità.
Col passare degli anni, le schiere di prigionieri si popolarono sempre più di membri della nobiltà e le morti illustri si fecero sempre più numerose.

Per la cultura azteca era obbligatorio partecipare ad una battaglia per essere definiti veri guerrieri. Gli Aztechi apprezzavano enormemente l’ abilità marziale dei loro soldati e le Guerre dei Fiori erano il luogo ideale per dimostrare la superiorità dei combattenti aztechi sui loro rivali Chalcas o provenienti da altre città-stato.

Gli Aztechi tenevano in grande considerazione la morte durante le Guerre dei Fiori. Morire durante un evento simile era considerato più nobile e glorioso rispetto al decesso in battaglia: era credenza diffusa che perdere la vita durante una Guerra dei Fiori aprisse le porte d’accesso alla casa di Huitzilopochtli, dio del sole, del fuoco e della guerra.

Controllo e propaganda

L’origine della Guerra dei Fiori non è esclusivamente religiosa, ma ha ragioni politiche e sociali. Anche se è vero che il sacrificio umano era parte integrante della ritualità degli Aztechi, è altrettanto vero che le vittime sacrificali non si trovavano dietro ogni angolo del Messico.

Una guerra rituale era un metodo, concordato tra le parti, per limitare le perdite di guerrieri e ottenere allo stesso tempo prigionieri di guerra da sacrificare sugli altari divini. In questo modo, inoltre, gli Aztechi potevano dedicare buona parte delle loro risorse militari alla difesa dei confini da eventuali minacce impreviste, mentre i loro nemici ne uscivano debilitati e sottomessi alla potenza militare della Triplice Alleanza.

Se solo Tenochtitlan si fosse dedicata interamente a sconfiggere i Chalcas, avrebbe potuto ottenere una vittoria adecisiva in breve tempo, essendo militarmente e numericamente superiore ai rivali. Anche se non sappiamo la ragione esatta per cui non schiacciarono mai il loro avversario storico, è ragionevole supporre che la Guerra dei Fiori fosse un modo meno cruento e più pratico di mantenere il proprio nemico in inferiorità decimando i suoi guerrieri migliori in uno scontro in campo aperto, in un luogo prefissato e senza dover affrontare tattiche di guerriglia difficilmente gestibili da un esercito vasto e organizzato come quello azteco.

La Guerra dei Fiori era sostanzialmente un metodo efficace per continuare un conflitto troppo costoso e complesso da potersi concludere in breve tempo. Disponendo di un numero fisso di guerrieri per ogni schieramento, gli Aztechi davano l’impressione di voler giocare ad armi pari col nemico; poco dopo l’inizio dello scontro, la superiorità marziale azteca emergeva in tutta la sua ferocia, falciando i soldati nemici e debilitando indirettamente le forze militari dei popoli rivali.

La vittoria nelle Guerre dei Fiori otteneva quindi due risultati: manteneva deboli le forze d’attacco di potenziali avversari militari e propagandava l’idea che i guerrieri aztechi fossero superiori agli altri, mettendo in guardia le altre città-stato sulle conseguenze di un conflitto con la Triplice Alleanza.

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