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Viaggio di sola andata in parole, musica, immagini

Viaggio di Sola Andata in parole, musica, immagini
Fermata Spettacolo

Non fu il mare ad accoglierci, noi accogliemmo il mare a braccia aperte”. E’ un verso che cambia le prospettive di una tragedia entrata banalmente nel nostro quotidiano.

Solo Andata è un racconto di Erri De Luca in forma di poesia che parla lotta, speranze, vita e morte, ripercorrendo il viaggio di un gruppo di migranti dal centro dell’Africa ai “porti del nord”.

Antonello Cossia, attore e regista, sceglie di mettere in scena un testo crudo e allo stesso tempo lirico, con l’ausilio del poliedrico Francesco Sansalone (voce, chitarra e armonica) e le immagini messe insieme dal fotografo Mario Laporta.

In programma al “Piccolo Bellini” di Napoli fino al 21 Febbraio lo spettacolo prende le mosse dalle parole dello scrittore napoletano ma spazia in altri mondi letterari, da Melville a Pasolini.

In scena un grande telo bianco che dal fondale copre tutto il palco, offrendo il massimo spazio alle immagini, 300 foto fornite dall’Agenzia Fotogiornalistica Controluce che riportano alla memoria gli ultimi 20 anni della cosiddetta “crisi migratoria”.

Sguardi rubati, corpi abbandonati , barlumi di vita nel buio di una tragedia senza fine, uomini, donne bambini che entrano in scena con la potenza del racconto del reale. Solo Andata comincia con un blues, la musica dei neri d’America e la voce graffiante di Sansalone che canta “ I can change my future”. Antonello Cossia entra dalla sala si guarda intorno ed esordisce con “Chiamatemi Ismaele”.

La prima pagina di Moby Dick è un inno al mare e alle possibilità di redenzione che offre a chi “a terra” non ha nulla. Il mare dei migranti, tuttavia, non ha il profumo dell’avventura e del riscatto, è troppo spesso ultimo approdo per tanti “colpevoli di viaggio”, ci sono, infatti “più spiagge di imbarco che di sbarco”. La Terra Promessa è l’Italia (parola piena d’aria) Terra Ferma, ma anche Terra Chiusa.

Si può respingere, ma non si può portare indietro, è un viaggio di sola andata per quei pastori senza pascoli che non hanno più una casa dove tornare. E’ una via crucis che lascia dispersi brandelli di umanità, per cui non ha colpa il Dio di ognuno.

La disperazione mette vittime e carnefici letteralmente sulla stessa barca. Tutti hanno paura, ma chi ha le armi e sta al timone decide come dividere i piccoli spazi a bordo di quel probabile relitto. Pasolini aveva già previsto questo l’esodo degli “Alì dagli occhi azzurri” e la sua è davvero una Profezia che sorprende per lucidità e lungimiranza. Vuol Dire Che i segnali c’erano tutti ed erano leggibili già negli anni ’60, vuol dire che chi pensa oggi che le migrazioni siano temporanee e arginabili è sciocco o in mala fede.

La volontà di sbattere la voce in palcoscenico per la rabbia contro le ingiustizie ( la capacità di indignarsi di pasoliniana memoria) è la spinta che ha visto nascere lo spettacolo.

La musica accompagna la narrazione e a tratti ne diventa protagonista suggerendo mondi di violenze, sopraffazioni e speranze. Lo stile di Cossia è asciutto ed elegante in linea con la poetica e le forme narrative di Erri De Luca, tuttavia si avrebbe apprezzato una ricerca registica più ardita, capace di scongiurare le trappole del reading letterario.

Un’ora di monologo, ritmato e ricco di spunti, commovente e perturbante, un atto dovuto contro il chiacchiericcio di chi specula sulla pelle degli ultimi e in favore di una rinnovata umanità.

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