Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Ayreon – Into the Electric Castle – Parte 2

Caro lettore,

Continua oggi la recensione di “Into the Electric Castle” del 1998 di Ayreon, progetto dell’olandese Arjen Anthony Lucassen, quando gli otto protagonisti della narrazione, per essere precisi ridotti a sette adesso, approcciano la corte del “castello elettrico”, destinazione del loro viaggio e simbolo del completamento della ricerca dell’uomo.

Come ci invita a notare la guida, sotto la grandezza del castello (simbolo di verità eterna) che mortifica ogni altra cosa mortale e terrena, i sette personaggi devono affrontare l’ultimo ostacolo della ricerca: la parte emotiva dell’uomo, distillata nell’intricato “giardino delle emozioni”. Anche questa traccia, appunto “The Garden of Emotions”, è una suite e, dopo la consueta introduzione, si apre alternandosi tra una maestosa e potente sezione di sintetizzatori e sonore percussioni e delicati arpeggi di chitarra; sotto questi ultimi esprimono le loro sensazioni l’Hippie e l’Egiziana, ognuno dei due con basi musicali leggermente differenti ricorrenti a mo’ di leitmotiv, come ad indicare che l’emotività è una caratteristica pienamente soggettiva e personale. Il primo, abituato alla ricerca interiore ed evidentemente in pace con la propria spiritualità, lascia trasparire di trovarsi bene con sé stesso, nel suo mondo, e perciò non ha difficoltà nel giardino, mentre la seconda sembra lasciarsi trasportare oltremodo dalle sue speranze e inizia a credere, follemente, che Amon-Ra stia per venire a prenderla. Nel secondo movimento della suite, a scontrarsi sono il Romano e il Barbaro, che, sotto una base musicale molto più pesante che evoca il tema dello scontro litigano su chi debba guidare la comitiva fuori dal giardino; nel terzo, nel clima ormai di delirio emozionale più totale, troviamo invece l’Indiana (a dire la verità già comparsa prima in brevi interventi) e il cavaliere che non sembrano reggere il confronto con le loro passioni, e l’uomo del futuro che invece riesce a elaborare freddamente delle ipotesi scientifiche su quanto accade.

“Valley of the Queens” è una traccia piuttosto breve, delicata e dominata principalmente da sintetizzatori, chitarra e fiati. Qui, l’Egiziana abbandona ufficialmente la compagnia, sopraffatta dalle proprie emozioni, amplificate dal potere del giardino del castello, che le hanno fatto perdere la speranza e credere di dover morire per volere di Amon-Ra, aspettando di essere portata nella “valle delle regine”.

In “The Castle Hall” entriamo finalmente nel “castello elettrico”, la meta finale, ma le peripezie non sono ancora finite, perché gli ostacoli della ricerca non stanno solo nel percorso da fare, ma anche nell’accettare e comprendere i traguardi che si sono raggiunti. Infatti, come ci espone la nostra guida, il primo ostacolo che il castello pone davanti ai nostri protagonisti è il confronto con il proprio passato, come è prendere coscienza degli errori commessi per chi finalmente capisce cos’è bene e cos’è male; in particolare, qui saranno in difficoltà coloro che facevano della forza una virtù e che sono giunti qui con quella, poiché essa comporta azioni scellerate che non possono sopravvivere all’illuminazione e tornano indietro come ombre o spiriti. Non per niente quelli più in difficoltà saranno il Barbaro, sopraffatto fin da subito, e il cavaliere, che tenterà di invocare l’aiuto di chiunque e qualunque cosa, rendendosi però presto conto, in un climax di panico che pervade il tono della sua voce, che la violenza non può più tornargli utile.

Il carattere complesso ma, tuttavia, brutale della traccia precedente, lascia spazio all’assordante sintetizzatore che apre “Tower of Hope”, presto sostituito da un ritmo allegro e incalzante per accordarsi al tema di questa fase. Sui punti più alti del castello si annida insidiosa la speranza, stavolta non come valore positivo per sopportare il percorso, ma come magnifica illusione depistante capace di far perdere l’uomo. Devono confrontarsi con questa e con la conseguente delusione l’Hippie e l’uomo del futuro, il primo incantato ma poi, appunto, deluso, e il secondo, invece, più distaccato ma lucido.

Si apre nello stesso scenario la suite “Cosmic Fusion”, dove, nel primo movimento, l’Indiana, avvelenata dalla troppa speranza, si sente pronta a ergersi nella perfezione del creato, lasciandosi trasportare dalla brezza per fondersi con la natura. Il Romano e l’uomo del futuro, più con i piedi per terra, cercano invano di far crollare le sue illusioni, ma lei si spinge evidentemente troppo oltre, incontrando, infatti, nel secondo movimento, la morte stessa, nascosta nella brezza. Ruggendo con un cantato growl accompagnato da una base sì pesante ma anche dai toni epici, la morte di paragona ai vari elementi della natura con cui si voleva fondere l’Indiana, suggerendo forse, metaforicamente, che la soluzione per mantenersi illuminati dalla verità non è nemmeno quella di essere troppo passivamente legati alla natura, secondo l’autore dell’opera. La malcapitata viene perciò presa dalla morte, con un urlo, per poi trasformarsi, come voleva e come prevede la sua religione, in un altro essere, precisamente un aquila, il cui volo è descritto da una bella sezione strumentale, che è il terzo movimento.

“The Mirror Maze”, aprendosi con un’inconsueta base a piano, pone i personaggi davanti a sé stessi, ai propri limiti, e gli impone di dover valutare quanto la loro immagine obbiettiva, quella che ci appare davanti allo specchio, sia idonea a ricercare la perfezione; dato che, fuor di metafora, l’uomo non basta a sé stesso, il confronto può essere vinto solo con il supporto di qualcuno. Nel primo dei due movimenti di questa suite, abbiamo infatti l’Hippie che, rivedendosi, vede venir meno la sua beatitudine interiore, soffocata dai ricordi della sua infanzia difficile e dal suo non meno difficoltoso rapporto con la società, e l’uomo del futuro che cerca, spiegando ancora freddamente e scientificamente; tuttavia, qui l’Hippie si dovrà perdere. Dal punto di vista musicale, trovo notevole l’intreccio di piano e chitarra elettrica circa a metà di questo movimento. Invece, il secondo si apre con un’efficace e molto ben condotta repentina progressione verso una base più decisa, che presenta stavolta il Romano che tituba, incoraggiato dal cavaliere, che però riesce a convincerlo a sconfiggere l’immagine di sé stesso saltando nello specchio e vincendo le sue paure.

“Evil Devolution” si suddivide, invece, in una prima metà piuttosto particolare, divisa tra sintetizzatori e archi, e in una seconda molto più aggressiva e veloce. Qui, il solo uomo del futuro, prendendosi carico della squadra, è posto davanti alla misteriosa e spaventosa porta che dà accesso al futuro stesso. Egli, come ci fa sapere per tutta la traccia, tituba perché crede e teme che il futuro nasconda lo scenario di un’umanità snaturata e svilita dalla sua stessa creazione, la tecnologia, che potrebbe plasmarlo in qualcosa di, appunto, disumano e ai nostri occhi ancora umani malvagio.

Tuttavia, dietro alla porta del futuro si nascondono due cancelli, due scelte radicali da fare senza possibilità di ritorno: uno vecchio e spoglio ma che conduce, in fondo, alla perfezione e al dominio dell’essere tutto, e uno bardato d’oro che però dà sull’oblio. Infervorato dall’orgoglio, il primo a fare la sua scelta sarà il Barbaro che, basandosi sull’apparenza e sulla praticità della sua cultura sceglierà senza indugio l’ingannevole cancello decorato, sprofondando nella perdizione. Gli altri, invece, scelgono l’altra strada e sono condotti alla salvezza, alla fine del viaggio. Tuttavia, confuso, il cavaliere supplicherà la misteriosa entità che li ha costretti al viaggio e guidati di spiegare il senso della loro traumatica impresa, ed essa risponderà nella prossima traccia. Musicalmente, troviamo un esempio significativo di uno schema musicale che si presenta spesso in Ayreon, ma che è ogni volta di grandissimo effetto: chitarra, eventuali sintetizzatori e organo suonati in contemporanea su riff energici, con l’ultimo di questi che prevale sugli altri, il tutto scandito in modo deciso dalla batteria.

“‘Forever’ of the Stars” è dedicata alla rivelazione della nostra guida, che si presenta come, per quanto detto anche all’inizio della parte prima della recensione, l’anello di congiunzione con la trama di fondo della serie di Ayreon, ovvero come un’entità aliena, la cui voce, progressivamente, varia dalla profondità che conoscevamo ad un tono marcatamente robotico, che ha messo alla prova i protagonisti per studiarne le emozioni, estranee alla sua specie da molto tempo. Detto questo, sotto una serena base musicale, i nostri personaggi sembrano svegliarsi da uno strano sogno, non ci è dato sapere se tutti insieme ma senza coscienza di quello che hanno passato poiché le loro memorie sono state cancellate dall’entità, che ne aveva dichiarato l’intenzione, oppure se ognuno nella propria epoca. Fatto sta, che tutti credono che ciò che hanno vissuto non sia niente di più di un sogno, appunto, anche se non posso negare di averne ricevuto giovamento spirituale: la conclusione è che né il sì né il no sono risposte sufficientemente corrette in questo caso, ovvero l’avventura è stata vissuta in una dimensione onirica, all’infuori dello spazio e del tempo, e ha portato veri miglioramenti ai protagonisti, ma non è stata propriamente reale nel senso che s’è svolta nel mondo sensibile come lo intendiamo noi, ma in quello mentale della pura ricerca, solo velato da una serie di metafore.

Questo lavoro, come alcuni del progetto Ayreon, sono autentici capolavori, sia musicalmente – questo è considerato, a ragione, uno dei pilastri del genere del metal progressivo -, sia in merito al significato, profondo ed articolato, posto in modo anche narrativamente fluido. Come sempre, consiglio molto quest’opera, agli appassionati di rock e metal progressivi soprattutto, ma non solo.

Ciao, Ema




This post first appeared on L'Arte E La Filosofia, please read the originial post: here

Share the post

Ayreon – Into the Electric Castle – Parte 2

×

Subscribe to L'arte E La Filosofia

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×