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Dopo 13 anni è l’Hotel della Farsa in scena al Teatro Petrolini

Dopo 13 anni è l’Hotel della Farsa in scena al Teatro Petrolini
Fermata Spettacolo

Al ritmo di “Ziki-Paki, Ziki-Pu”, brano del 1929 si apre la scena, e strizzando l’occhiolino al café chantant e all’esaltazione in chiave ironica dei doppi sensi e delle doti di grande amatore e di conquistatore del maschio italiano, sul palco del Teatro Petrolini c’è un letto rosso e al centro lei in vestaglia anni ’40 in seta nera a cromaticità allegre, ma discrete, la protagonista seduta ai piedi del giaciglio, la protagonista Claudette Spedaliere, ovvero Arianna. Immediato a riempiere la scena un dentista o Michele La Minestra o Luca Pennacchioni, attore nonché regista della pièce. Dopo 13 anni di matrimonio non è insieme al marito, ma su di lui medita il divorzio e insieme al suo ospite nella stanza 2819 dell’ Hotel Della Farsa attendono l’arrivo di questo venditore di automobili usate. Essere amata come non è possibile e dovergli chiedere il divorzio è il dilemma di Arianna.

Finalmente entra in camera Paolo Gatta, interpretato dal bravissimo e coinvolgente attore nei suoi ritmi naturali, per niente recitati, Mattia Cirelli. Questi un armadio di grigi tutti uguali, mentre quello di Michele ricco di colori e stili molteplici, per niente sospettoso delle visite trisettimanali della moglie dallo specialista e dei lunghi pernottamenti fuori casa fino al mattino successivo e delle quotidiane esigenze di soddisfatto rilassamento della stessa alla richiesta di concedere il divorzio non ha alcuna intenzione di acconsentire. Michele è pertanto costretto a comunicargli l’omicidio che ne consegue e brandisce nelle mani una grossa siringa di Novichok.

Legato sulla sedia e imbavagliato prima di dar luogo all’esecuzione Arianna gli ricorda di essere stato “il marito sbagliato, al momento sbagliato, con la moglie sbagliata”. E sulle note di “Ziki-Paki, Ziki-Pu” di Vittorio Mascheroni si chiude il sipario e dopo circa 11 mesi ci ritroviamo nella stessa stanza. Un Paolo più colorato e la nostra in vestaglia di tulle trasparente e guêpière comunque nero sexy, attendono Michele e offertagli una pistola perché il venditore di auto usate lo secchi durante il coitus interruptus, lo nasconde all’interno dell’armadio. Il dentista ha tradito Paolo come cliente e Arianna come amante. Quindi quando egli è su di lei “…spara!, …spara!, …spara!” Ma alla fine il nostro dentista è costretto a buttarsi dalla finestra. Il solito brano popolare accompagna la chiusura del secondo atto.

Passano altri mesi e sempre la stessa scena arricchita di un cappio a sinistra sul proscenio,  ci sono Michele e Paolo ad allestirlo. E certo se l’uno non inietta e l’altro non spara alla soddisfazione di moglie con questi e di donna con quegli occorre subentri un terzo, un certo Sergio, mani e testa grande, con parrucca bionda, rossetto e tacchi per allargare gli orizzonti. E contro ogni macchinazione dei due sul palco contro questo ulteriore incomodo, al sopraggiungere di Arianna in vestito elegante a floreali fantasie sull’arancio, non c’è corda che tenga. “Ziki-Paki, Ziki-Pu” come da repertorio dell’avanspettacolo fino agli anni cinquanta si ripropone per gli applausi finali. Un esiguo pubblico ma un bello spettacolo, con un bel ritmo, degli attori coinvolgenti, tutto perfetto per creare una comica nella farsa che è insegna dell’Hotel che lo ospita. E qui il ringraziamento della Compagnia della Farsa agli spettatori.

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