Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

I Parassiti di Ascanio Celestini, ovvero l’ordinario nello straordinario

I Parassiti di Ascanio Celestini, ovvero l’ordinario nello straordinario
Fermata Spettacolo

Dopo due anni di stop forzato Ascanio Celestini torna in teatro e torna – in particolare – al Teatro Puccini di Firenze dove, proprio due anni fa, aveva portato in scena uno degli ultimi spettacoli pre-pandemia.

Celestini torna e lo fa con uno spettacolo, I Parassiti – Un diario nei giorni del Covid 19, che questi due anni cerca a suo modo di metabolizzarli e reumanizzarli, dando loro una qualità al di là della quantità, della proliferazione di numeri, dati e statistiche che ci accompagnano da più di mille giorni.

Abbiamo un’idea razionale della malattia. La gestiamo così bene che qualcuno la sta persino negando. Ma quel numero così alto di morti ci ha disorientato. E all’inizio abbiamo pensato che fosse proprio il numero, la quantità. E invece è una questione di qualità. – Ascanio Celestini

Il senso dello spettacolo, come spiega lo stesso autore prima di cominciare questo reading di tre racconti scritti nei giorni del lockdown, è il desiderio di ridare normalità all’eccezionale, compiendo un percorso inverso a quello dei giornalisti che rendono straordinario l’ordinario, Celestini vuole rendere ordinario lo straordinario.

La sua voce con quell’accento romano così marcato e tanto caro al suo pubblico, accompagnata dalla fisarmonica del maestro Gian Luca Casadei, per un’ora e un quarto trasporta la platea indietro nel tempo a quei giorni che a riascoltarli sembrano lontano anni luce e lo fa raccontando piccole storie di vita quotidiana scosse o talvolta spezzate dal virus. Davanti al pubblico sfila allora una coppia di anziani che da un giorno all’altro si ritrovano ad essere due unità separate, una portata via dal Covid e l’altra, la superstite, dal dolore di quella perdita; una figlia a cui viene strappata la madre dal virus, che ritrova una piccola felicità nel raccogliere le margherite cresciute selvagge e indomite dietro al cimitero in quei giorni in cui l’essere umano è relegato in casa e la natura ha preso il sopravvento; infine un uomo che assaggia un boccone di libertà e solitudine tornando sul lungomare di Lavinio dove andava da bambino con suo padre e suo fratello a passare l’estate.

Anche in I Parassiti Ascanio Celestini si riconferma lo splendido cantastorie che è, un uomo che nella sua lucidità non perde mai due doti importantissime: tenerezza e leggerezza.

Quello che rimane allora da fare dopo aver il suo spettacolo è ringraziarlo perchè, parafrasando Saba, “il male l’ha lasciato intatto” e perchè permette con le sue parole di fare in parte pace, ripensandoci con una dose in più di serenità, con una periodo che per tutti è stato portatore di grande dolore.

I Parassiti di Ascanio Celestini, ovvero l’ordinario nello straordinario
Fermata Spettacolo



This post first appeared on Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E, please read the originial post: here

Share the post

I Parassiti di Ascanio Celestini, ovvero l’ordinario nello straordinario

×

Subscribe to Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×