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Peachum nella società contemporanea

Peachum nella società contemporanea
Fermata Spettacolo

Ad un anno esatto dalla chiusura dei teatri a causa della pandemia, il Teatro Sociale di Trento inaugura la stagione della Grande Prosa con “Peachum, un’opera da tre soldi”, una coproduzione tra Teatro Stabile di Bolzano e Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, con la regia di Fausto Paravidino. Lo spettacolo è un riadattamento dell’“L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht, in cui il grande drammaturgo ambienta la storia in una violenta Londra vittoriana e attacca la società capitalista e borghese.

Come tutti i grandi classici, questo è un altro esempio di come la tematica si presti bene ad una rivisitazione in chiave contemporanea: anche la nostra è una società in cui il denaro ha sempre più importanza, a scapito dell’umanità.

Il protagonista della vicenda è Peachum (interpretato magistralmente da Rocco Papaleo), uomo di affari e venditore di borsette di marca, un ragioniere dipendente dal denaro, calcolatore non solo delle sue finanze, ma anche della vita e delle dinamiche familiari. Sua moglie è la frivola Costanza (Marianna Folli) completamente disinteressata dai problemi esterni, concentrata solo sulla moda e pause di relax alle terme. La freddezza di Peachum è in contrasto con la genuinità dei sentimenti di sua figlia Polly, interpretata da una bravissima Romina Colbasso, che si innamora del violento malvivente Mickey (Fausto Paravidino). Per Peachum si tratta di un affronto alla sua proprietà. Per riprendersi la figlia è disposto a tutto, anche a pagare per far eliminare il delinquente.

Lo spettacolo tocca anche altri temi importanti, come le relazioni umane, l’amore, l’odio, il difficile rapporto padre figlia, il valore dell’amicizia. Se Peachum pensa che i sentimenti siano effimeri, Mickey, sebbene sia il capo di una banda di neonazisti assassini, è spinto da un legame sincero per Polly e da un forte senso dell’amicizia, consapevole che “i soldi non comprano tutto”. Polly rappresenta l’opposto di Peachum, che non sa amare ma solo contare: la ragazza è il simbolo dell’autenticità (e talvolta anche l’ingenuità) dei sentimenti: poco le importa che il suo ragazzo si sia macchiato di gravi colpe, lei è spinta dal cuore. È molto toccante la scena in cui Polly ricorda l’amore del padre quando era bambina, dal quale però si è staccata nel corso del tempo perché percepiva di esserne una proprietà.

Se all’inizio pensiamo che sia ben distinta la categoria dei buoni e dei cattivi, a fine spettacolo non ne siamo più convinti. Chi sono i veri cattivi? Cosa ha portato Mickey alla violenza? Che cos’è il male? Si è disposti a perdonare tali atrocità?

Gli attori conducono gli spettatori in un vero e proprio viaggio nell’inferno delle miserie dell’umanità. Molto interessante a questo proposito la parte in cui si evidenzia come “ognuno di noi ha l’inferno della sua misura”: Peachum non si è mai posto molte domande sulla vita, ma questo suo viaggio lo porterà a capire quanto si sia spinto nei meandri di questo inferno, ben lontano dalle cose importanti della vita, non comprabili con il suo denaro.

Se avete voglia di tornare a teatro riflettendo sulla società contemporanea e divertirvi, questa rappresentazione fa per voi: lo spettatore spesso coinvolto direttamente durante lo spettacolo, non si annoia mai. Paravidino ha costruito uno spettacolo di grande impatto, merito sicuramente del cast di qualità, ma anche della scenografia e dell’atmosfera dark. In scena vediamo un pannello-murale con delle porte scorrevoli che permettono i vari cambi di scena. Anche i costumi contemporanei richiamano queste atmosfere, lo vediamo ad esempio con l’entrata di Rosalba, sindaco della città, interpretata da un’androgina Iris Fusetti vestita di pelle. Interessante l’idea di utilizzare delle maschere per gli attori che interpretano doppi ruoli.

Tra scene truculente e sparatorie, momenti di prosa e momenti musicali, dramma e ironia, ci rendiamo conto che il mondo di Brecht non è poi così lontano dal nostro.

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