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Il Fu Mattia Pascal di Pirandello ha gli occhi di Daniele Pecci

Il Fu Mattia Pascal di Pirandello ha gli occhi di Daniele Pecci
Fermata Spettacolo

Fa centro con il suo secondo appuntamento la ricca stagione teatrale di Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova.

Partita infatti con il piede giusto il mese scorso, portando in scena l’intelligente e sagace adattamento de Il flauto magico ad opera di Elio, prosegue ora verso una seconda vetta interpretativa con l’adattamento teatrale di uno dei massimi capolavori del Novecento italiano: Il Fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello, adattamento di Tullio Kezich con la regia di Guglielmo Ferro, presentato da Area Azzurra Teatro/LA CONTRADA TEATROStabile di Trieste e ABC Produzioni, con Daniele Pecci e con Rosario Coppolino, Maria Rosaria CArli, Giovanni Maria Briganti, Adriano Giraldi, Diana Hobel, Marzia Postogna e Vincenzo Volo.

La storia è nota.
Mattia Pascal vive a Miragno, immaginario paese della Liguria. Il padre, ha lasciato alla famiglia una discreta eredità, persa, però, a causa dei disonesti maneggi dell’amministratore, Batta Malagna. Per vendicarsi, Mattia ne compromette la nipote Romilda, che poi è costretto a sposare, ritrovandosi anche a convivere con la suocera, che lo disprezza. La vita familiare è un inferno e Mattia decide allora di fuggire per tentare una vita diversa.

A Montecarlo, dove vince alla roulette un’enorme somma di denaro, legge per caso su un giornale della sua presunta morte. Ha finalmente la possibilità di cambiare vita e, col nome di Adriano Meis, comincia a viaggiare. Si stabilisce infine a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S’innamora della figlia di lui, Adriana, e vorrebbe sposarla per proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio. Ma l’identità fittizia non gli consente né di sposarsi, né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis non esiste. Architetta allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla tomba del Il fu Mattia Pascal.

Il lavoro pirandelliano porta in scena la grandezza dell’arte, specchiandoci nella quale ci troviamo spesso nudi e indifesi in un viaggio introspettivo a volte troppo sincero. L’adattamento ha il pregio di trasportarci dentro noi stessi senza intaccare minimamente la bellezza del lavoro pubblicato per la prima volta nel 1904. Tutto viene rispettato con rigore e lo spettacolo è costruito in una struttura ciclica partendo dalla fine: ovvero quando Mattia, tornato ormai ad essere nuovamente Mattia, lavora come bibliotecario nella Miragno da cui parte due anni prima. Lì i fantasmi del passato appaiono, si sovrappongono, lo trascinano in allucinati flash back fino a quando, nella seconda parte dello spettacolo, ci ritroviamo a Roma in casa Paleari dove l’amore per Adriana riporta Mattia, e noi, profondamente trasformato alla vita di prima: la biblioteca, Mattia, le allucinazioni e noi che vi specchiamo le nostre.

Un momento dello spettacolo

A reggere l‘intero spettacolo sulle proprie spalle, la personalità artistica straordinaria di Daniele Pecci. Più Pirandello che Pascal, forse, ne traduce ogni sillaba in moto interiore. Il personaggio assume così una espressività autentica e senza tempo, raggiunge tutto il pubblico e lo coinvolge fino alla fine destabilizzando le proprie certezze.

Accanto a lui una compagnia ottimamente assortita, trova i tempi perfetti per la narrazione che scorre velocissima e lo spettacolo finisce con quella irresistibile voglia di chiedere un “bis da capo” perché certe sere a teatro vorresti non finissero mai.

Per opera di Salvo Manciagli (scene) e Francoise Raybaud (cortumi) risulta ottimo anche l’impianto scenico che riesce andare oltre il funzionale ma si fa interprete del labirinto pirandelliano seguendo l’evoluzione di Mattia Pascal.

L’entusiasmo del pubblico al termine non poteva non decretare il successo della serata a tutti gli artisti coinvolti. Molte le repliche in tutta la penisola di questo spettacolo che ci sentiamo di consigliare come “imperdibile”.

Il Fu Mattia Pascal di Pirandello ha gli occhi di Daniele Pecci
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