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L’uomo con due vite e Il fu Mattia Pascal diretto da Claudio Boccaccini

L’uomo con due vite e Il fu Mattia Pascal Diretto da Claudio Boccaccini
Fermata Spettacolo

Il proscenio ai margini è cosparso di libri e sul lato sinistro un emulo dell’autore, narratore e doppio di Pascal, introduce alla vicenda di un uomo che unico tra pochi è a poter vantare di aver vissuto due vite. E a centro palco dal sipario eccolo Mattia Pascal interpretato da Felice Della Corte. Ha dissipato le fortune paterne e al gioco ha vinto una fortuna. Ha moglie e due gemelline: la loro morte al momento della nascita creano disperazione nel protagonista, ma la fortuna che arride al tavolo verde creano il desiderio nel protagonista di rifarsi una vita nuova lontano dai più tristi trascorsi. Assume il nome e la nuova identità di Adriano Meis.

All’apertura di sipario un’infinita parete biblioteca fa da sfondo alla vicenda. Tutto è libri e studio di ancient style, e benché,  il “nostro” voglia sposare la figlia del padrone di casa a Roma, dove è venuto ad abitare, è difficile combattere con le convenzioni della società. La raffigurazione di essa come una seduta spiritica dove il fantasma è appunto il Mattia Pascal,  che puntualmente, appare nelle fantomatiche interrogazioni alla palla di vetro di cotanto santone, in misè luccicante e vistosa, a dar bagliore, a una narrazione e rappresentazione talora tetra e cupa, quale ben si addice a cotanto pirandelliano testo, non resta ad Adriano che fingere il suicidio e rivestire i suoi panni, cui tanto aveva cercato di obliarsi.

E’ difficile essere qualcun altro se i documenti non ti permettono il riconoscimento e non garantiscono tutela contro i torti subiti, né di sposare la donna che si desidera.  Rieccolo con il suo nome,  ma ormai è appunto il Fu Mattia Pascal e il bibliotecario, autore, Pascal e narratore stesso, sempre marginalmente a sinistra del proscenio tra un effluvio di volumi lo ricorda. Ma ritornando a Miragno, al suo luogo d’origine, son trascorsi due anni e tutto è cambiato e nulla gli appartiene della sua vecchia esistenza. La moglie si è risposata ed ha avuto un bambino. Non gli resta che la sua biblioteca e mettere per iscritto la sua storia e lasciare il manoscritto, cui annesso è l’obbligo di sfogliarlo alla sua terza e ultima definitiva morte.

Questo il gioco della maschera, del doppio pirandelliani, di ciascuno di noi nella vita di tutti i giorni, che il pubblico del Teatro Ghione, in un parterre gremito di spettatori applaude alla prima della messa in scena dello spettacolo ricca di elementi divertenti di commedia, artifici teatrali e una sintattica vocalità a firma Claudio Boccaccini.

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