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La lettera di Paolo Nani: eccellenza italiana nel mondo

La lettera di Paolo Nani: Eccellenza Italiana Nel mondo
Fermata Spettacolo

Tavolo più sedia. Bottiglia di vino, un bicchiere, un portafoto. Carta da lettera, buste da lettera, francobolli. Penna, no musica, no video e nessuna luce particolare. Fondo Nero. Questi “pochi e poveri” ingredienti bastano a Paolo Nani per tenere ogni volta il suo pubblico – perchè diventa suo- completamente rapito ed in perenne balìa della sorpresa. Come risolverà adesso? Che si inventerà? Così è accaduto anche stavolta al Teatro di Rifredi di Firenze lo scorso 11 Novembre. Maestria di gesti, poche parole e trovate sempre spiazzanti, calibratissime eppure agili, trasparenti, disvelanti un mestiere, un divertimento ed un’inventiva da vero fuoriclasse dell’arte mimica. Non a caso ha girato e vinto premi in tutto il mondo.

Paolo Nani

Si tratta di scrivere “La Lettera“: bere un sorso di vino, imbustare, mettere un francobollo e poco più. Si tratta di farlo in 15 modi diversi: all’Indietro, Sorpreso, Volgare, Ubriaco, Horror…. Prima di ogni sketch un passaggio di Nani che riordina la scena precedente e ci svela con un cartello la chiave della successiva, una chiave che apre su di un luogo apparentemente identico ma abitato da un nuovo personaggio. Il tema è liberamente tratto da “Esercizi di stile” di Queneau, libro del 1947, un’unica storia scritta in 99 stili differenti. La sua entrata nel “Western” con gli occhi stretti alla Clint Eastwood e la pistola facile (senza neanche la pistola) oppure la modalità “Cinema Muto” sono esempi di come si possa far sembrare semplice qualcosa che non lo è per niente e quindi sfoggiare la miglior consapevolezza attoriale con una leggerezza che solo i veri clown, quelli completi, riescono a portare in scena.

A volte persino lui non si trattiene dal ridere e non lo fa furbescamente, si vede. Nell’episodio “Volgare” è semplicemente catartico ed il “Senza Mani” scatena applausi di vera gioia e partecipazione per i successi, non scontati, del disgraziato protagonista privato degli arti superiori. Uno sfoggio di bravura. Esilarante. Una performance che “…non dura 80 minuti, dura 25 anni…!” così dice Nani nel dopo-spettacolo in cui risponde al pubblico, alle sue domande. Il suo Show, ormai giunto a superare le 1300 repliche in tutto il mondo, comprese tappe in Groenlandia e Cina, nasce infatti nel 1992. Preceduto da un percorso durato 12 anni all’interno del gruppo teatrale internazionale “Teatro Nucleo” di Ferrara degli argentini Cora Herrendorf ed Horacio Czertok, Nani si forma come attore a tutto tondo e prosegue con la voglia di affrontare la comicità insieme a Nullo Facchini, regista dello spettacolo che lo porterà in Danimarca dove risiede. Viene alla luce il suo nuovo modo di far teatro, “La Lettera“, il suo “PaoloNani Teater”, la sua famiglia e molto altro.

Paolo Nani in “la foto”

La capacità di costruire un meccanismo teatrale che non si inceppa mai e che gode dei suoi anni come i migliori alcolici fa di questo spettacolo un vero Classico Riserva di cui inebriarsi smoderatamente. Migliora la salute. Utilizzando largamente l’immaginario collettivo figlio del cinema ed il linguaggio tipico del clown Nani riesce a stare sempre in sospensione tra i registri scenici evitando lo scivolamento prolungato in un ambiente unico e fa dell’opera un ibrido tutto suo, costellato di stupore e rimandi molteplici, di una semplicità estrema se si considerano gli strumenti utilizzati e quindi più sorprendente se si valutano i risultati. La sua magia poggia in grandissima parte sulla conoscenza profonda della scena e delle sue leggi. Si muove in modo ragionatissimo ma si fa innervare però dalla fantasia e dalla vita, che è sorpresa, in ogni momento.

Da 25 anni un corpo da corazziere con capacità da ginnasta sommate a mimica e trovate geniali incanta grandi e non. Il bagaglio di repliche con aggiustamenti, modifiche e correzioni ipotizzabili ha saputo creare un mosaico fittisimo di minuscoli eventi fisici così ben congegnati da non dare respiro tra una risata e l’altra. Occhi indipendenti, sogni evocati con un foglio che vola via, fallimenti che si risolvono in un pisolino in scena. Basta davvero un dito, se si sa come usarlo.

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