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La Messa per Rossini debutta alla Scala dopo un oblio durato 148 anni

La Messa per Rossini debutta alla Scala dopo un oblio durato 148 anni
Fermata Spettacolo

Concepita per onorare la memoria di Gioacchino Rossini, all’epoca il più illustre rappresentante della vita culturale italiana nel mondo, la “Messa per Rossini” non fu mai eseguita se non che nel 1988, grazie alla riscoperta del musicologo David Rosen.

L’idea venne a Giuseppe Verdi, allora già affermato compositore, che la espose all’amico Giulio Ricordi, il noto editore musicale. A pochi giorni dalla scomparsa di Rossini, 13 novembre 1868, si convennero i dettagli organizzativi e dopo qualche settimana fu insediata una commissione di esperi che selezionassero i compositori, assegnassero i brani e sorvegliassero l’andamento dei lavori. Non sono precisamente noti i criteri di scelta dei musicisti ma sappiamo che alcuni nomi illustri del tempo non parteciparono per svariati motivi, l’anziano Saverio Mercadante per malattia, Boito, Faccio e Ponchielli per la giovane età e per le vicissitudini del successo personale legate alla “Scapigliatura”, ai tempi avvisa a Ricordi e Verdi. Non manca invece Carlo Coccia, autore del Lacrymosa, il primo tra compositori ingaggiati per la singolare impresa.

Insieme a Verdi e Coccia furono scritturati altri undici fra Maestri di cappella, direttori di Conservatorio e compositori di fama internazionale: Antonio Buzzolla per il Requiem e il Kyrie, Antonio Bazzini per il Dies irae, Carlo Pedrotti per il Tuba mirum, Antonio Cagnoni per il Quid sum miser, Federico Ricci per il Recordare, Alessandro Nini per l’Ingemisco, Raimondo Boucheron per il Confutatis, Gaetano Gaspari per il Domine Jesu, Pietro Platania per il Sanctus, Lauro Rossi per l’Agnus Dei e Teodulo Mabellini per il Lux aeterna.
A Giuseppe Verdi spettava il Libera me, spartito che il bussetano riutilizzò, con qualche importante modifica, nel suo celeberrimo Requiem in onore di Alessandro Manzoni del 1874.

La Messa avrebbe dovuto essere eseguita nel 1869 nella basilica di San Petronio a Bologna ad un anno dalla scomparsa di Rossini. Dissapori tra Verdi, Luigi Scalaberni, impresario del Teatro Comunale di Bologna, e Angelo Mariani, direttore d’orchestra previsto per l’esecuzione, oltre alle difficoltà tecniche per la realizzazione della commemorazione e al disinteresse delle personalità dell’epoca, decretarono il naufragio del progetto. Gli spartiti, completati già nell’estate di quell’anno, non vennero mai eseguiti in pubblico e caddero subito nell’oblio.

Vengono ora ripresi per la prima volta a Milano e alla Scala dalla sapiente bacchetta di Riccardo Chailly, che anticipa così di un anno le celebrazioni per il 150esimo anniversario della morte di Rossini.

Lo spettacolo ha forti carenze strutturali, dovute alla disomogeneità del testo musicale e alla disparità di gusto e di stile dei diversi compositori. Ciononostante ne emerge chiaramente lo stile “italiano” dell’epoca, ben rappresentato da una rosa di accademici provenienti da tutta la penisola che si impegnarono in un esperimento originale, da inquadrare nel solco dell’afflato risorgimentale e unitarista del tempo. Unico brano che segna una differenza notevole sugli altri è il Libera di me di Verdi, che esprime un’originalità e una genialità evidentemente fuori dal comune e che troverà un felice sviluppo nel Requiem di qualche anno dopo.

L’Orchestra e il Coro del Teatro alla Scala rispondono splendidamente all’ardua sfida. Notevole la competenza con cui Chailly interpreta i differenti brani, individuando le specificità degli autori ed evidenziandone le peculiarità.
Eccezionale il Coro, diretto da Bruno Casoni, protagonista indiscusso e onnipresente della Messa per Rossini. Accanto a lui si esibiscono cinque voci: soprano, contralto, tenore, baritono e basso. Nell’ordine: Maria José Siri, Veronica Simeoni, Giorgio Berrugi, Simone Piazzola e Riccardo Zanellato, tutti e cinque già apprezzati interpreti in diverse rappresentazioni scaligere.
Al termine del concerto la sala del Piermarini, affollata oltre ogni previsione, premia lo spettacolo con calorosi e forti applausi, meritatissimi da tutti gli artisti coinvolti.

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