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La vita dei cinque scandita a Poker di Patrick Marber al Teatro Parioli

La vita Dei Cinque Scandita a Poker di Patrick Marber al Teatro Parioli
Fermata Spettacolo

Stephen, seduto ai tavoli del suo locale disegna il nuovo logo, Sweeney il cuoco è in cucina a preparare quanto occorre al menù del giorno ed ecco Pollo, con la news di voler aprire un ristorante in posto periferico malfamato sulla rampa dell’autostrada in un locale, adibito a bagno pubblico e gli occorrono 3.000 sterline. Tocca giocare a poker.

Tutte le domeniche, la sera, a chiusura dall’esercizio, nelle cantine il proprietario, il figlio Carl, il cuoco e i due camerieri Pollo e Frankie, si riuniscono e giocano. La scena divisa in due da un lato le cucine tutto bianco e fornelli e dall’altro tutte vetrate e tavoli per la sala. Tutto scarno ma efficace. Un ritmo e un’energia davvero impeccabili nella regia di Antonio Zavatteri, nonché nei panni del titolare dell’attività di ristorazione e il guizzo interpretativo e roboante di Francesco Montanari, animano la vicenda e creano una realizzazione davvero piacevole ed avvincente.

Tutti bravissimi gli attori. Carl è indebitato con tutti e non ha i soldi per giocare, ma il padre lo finanzia, Sweeney, deve incontrare dopo tanto tempo la piccola figlioletta di 12 anni e questa domenica non vorrebbe giocare, ma l’intervento dell’amico a lui tanto caro Frankie, fa la differenza e salvano anche questo fine settimana il tanto atteso appuntamento con il Poker di Stephen e le introspezioni caratteriali e umane dei protagonisti giocatori della pièce. Colorano la scena la cravatta e la camicia di Pollo, il vero focus dello spettacolo.

L’arrivo di Ash, un personaggio misterioso, molto intimo di Carl,  giunto a riscuotere da quest’ultimo un debito di ben 300 sterline, svelano anche al padre le giocate furtive al casinò del figlio e gli imponderabili debiti del medesimo. Bel ragazzo,  poco avvezzo al lavoro,  ma facile a cedere alle tentazioni del tavolo verde e a quelle che la sua avvenenza garantiscono a chi per più di un anno lo ha finanziato oltre al doveroso impegno paterno.

Il suo ingresso in partita ci porta in cantina e al tavolo da gioco appunto del secondo atto e qui lo show brilla di spontaneità, peculiarità e debolezze dei protagonisti, chi istintivo, chi mestierante,  chi paterno e affezionato ai propri collaboratori, chi incline all’iracondia non sa sfuggire ai consigli di chi gli è sempre vicino, chi giovane non nasconde invidie e irresponsabilità. E pensare che questi,  proprio Carl, dovrebbe essere il socio in affare della nuova attività di Pollo.

Il miraggio di vedere Ash investitore in questa poco credibile avventura, il suo assenso alla sfida, cambiano in finanziatore anche il padre Stephen. La vittoria al poker di Pollo, invero sempre sfortunato la gioco, sia pure un testa o croce, donde il soprannome, benevolmente favorita dal fautore dell’appuntamento domenicale,  fanno degno il finale dell’impresa e della rappresentazione con un applauso fragoroso al balletto di saluti che fa giustamente tutti protagonisti i 6 maschietti in scena, con divertente alternanza di presenza focus, in centro palco per l’inchino.

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