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Cabaret Mistico, o la risata come pozione. Il mago è Andrea Kaemmerle

Cabaret Mistico, o la risata come pozione. Il mago è Andrea Kaemmerle
Fermata Spettacolo

Cabaret mistico è il nome di uno spettacolo di Andrea Kaemmerle, istrionico attore, autore, regista, direttore artistico di quella Utopia del Buongusto che ormai da molti anni allieta i borghi toscani – per le sue piazze, i teatrini, i luoghi non teatrali. Cabaret mistico è anche il nome di un libro di Alejandro Jodorowsky. Una cascata di storielle che risalgono a tradizioni religiose e filosofiche, riunite in una scrittura che vuole diventare “terapia pubblica collettiva”.
E davanti alla Villa Comunale di Bientina è andato in scena, in un ormai caldo e rimpianto luglio, questo show che sembra dialogare idealmente proprio con l’opera di Jodorowsky – storico creatore di un Teatro Panico che scruta l’anima degli spettatori.

Anche Kaemmerle dichiara da subito di voler mettere in atto una terapia di gruppo, accompagnato nell’impresa da un duo di musicisti che riarrangiano i classici in versione zigana, davanti a un pubblico aperto a farsi provocare e stuzzicare. Per un potpourri molto divertente di musica e battute, in sintonia con un modo di recitare tagliente e bonario, lieve ma non per questo meno efficace. Lo scopo, sia in Jodorowsky che in Kaemmerle, è allontanare la paura della morte o il fastidio che l’essere umano prova di fronte all’esistenza; grazie a una risata liberatoria e smitizzante, che aiuta a superare il magone.

Anche qui storielle sulla vita, le relazioni, il rapporto con Dio e la spiritualità vengono snocciolate dal personaggio ormai divenuto l’alter ego di Kaemmerle, il soldato Svejk. Una figura letteraria entrata nell’immaginario collettivo della cultura cecoslovacca, frutto dello scrittore Jaroslav Hašek. Perfino a Paolo Villaggio, negli anni Novanta, venne proposto da Giorgio Strehler di realizzare una versione teatrale del romanzo Il buon soldato Sc’vèik. Che Villaggio definì “un omino un po’ alla Fantozzi”, “che avendo lasciato da qualche anno il servizio nell’esercito per essere stato dichiarato idiota dalla commissione medica militare, ora viveva vendendo degli orribili cani, ibridi mostri pei quali compilava delle fittizie genealogie.” Icona e contorno, questo personaggio dalla grande pancia e la faccia rossa e avvinazzata è riempitivo dell’assurdità della guerra e della condizione sociale più disastrosa in cui versa il popolo – tramite uno stile canzonatorio, paradossale, fantozziano.
Manca forse un po’ di ritmo, ma la serata con Kaemmerle si conclude all’insegna di un umorismo filosofico che accomuna le persone e strizza l’occhio ai neuroni, per un bell’esempio di teatro popolare e intelligente.

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