Get Even More Visitors To Your Blog, Upgrade To A Business Listing >>

Le matrioske di Giovanna Daddi e Dario Marconcini

Le Matrioske di Giovanna Daddi e Dario Marconcini
Fermata Spettacolo

Ritagliarsi momenti per respirare l’assoluto, almeno a day in the life. Il brano dei Beatles apre I bei giorni di Aranjuez, spettacolo tratto dall’opera omonima di Peter Handke – autore austriaco contemporaneo con il dono di una scrittura a-temporale. Un testo ritenuto “irrappresentabile” dal regista Dario Marconcini, e per questo appetibile, come sfida ai trabocchetti, gli intoppi, gli scalini bastardi delle parole da dire, interpretare.
Insieme all’inseparabile Giovanna Daddi, i due si ritrovano soli in scena, pressoché immobili e tormentati, a scavare tra le pieghe di una memoria che vuole nutrirsi come una sanguisuga stanca. L’enigma cresce lento, in questo giardino estivo. Era estate, e i due si stagliano contro un giallo accecante e pittorico, un’estate che non si placa e ossessivamente è citata e descritta, nei suoi ronzii, l’aria calda, le bestie che la abitano.

I due personaggi sembrano darsi appuntamento in un vuoto brulicante, più che in un dialogo. Vi è tra i due un non-dialogo, dove la donna perennemente rende la sua memoria pietra che rotola, tenda che schiaffeggia, altalena svelta di un’infanzia bruciata. Diveniamo testimoni del suo primo rapporto sessuale, nella luce sconsolata e sublime di una salina, poi delle avventure con altri amanti, della disinibizione sessantottina, infine di una nuda solitudine. Quasi come una sfilza di matrioske che nascondono soffi indicibili.
L’uomo la interrompe, la nega, la incita, solo raramente parlando dei legami della sua vita, molto più spesso vagando con flash mentali avanti e indietro nel tempo – dal ricordo del sapore aspro e dolce dei mirtilli di quand’era bambino, fino ai rumori di guerra.

Le immagini si imprimono prepotenti grazie al tipico stile recitativo di Daddi/Marconcini, mai auto compiaciuto o sterile, ma solfeggio su una sottrazione che si fa motiplicarsi di visioni e scarti, in un distacco mai così toccante. Il pop psichedelico dei baronetti inglesi lascia il passo a Redemption song e ai suoni assordanti degi elicotteri, le bombe, per poi tornare a un sereno e triste crepuscolo, dove le due figure sembrano appiattirsi, con i capelli sciolti e un cesto di fiori e spighe. Forse vita che si affievolisce, vita affrescata con furore e mistero.

Le matrioske di Giovanna Daddi e Dario Marconcini
Fermata Spettacolo



This post first appeared on Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E, please read the originial post: here

Share the post

Le matrioske di Giovanna Daddi e Dario Marconcini

×

Subscribe to Fermata Spettacolo - Web Magazine Di Recensioni E

Get updates delivered right to your inbox!

Thank you for your subscription

×