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Non aver paura … è solo uno spettacolo, ma soprattutto l’esperimento in scena al Teatro Ghione

Non aver Paura … è solo uno spettacolo, ma soprattutto l’esperimento in scena al Teatro Ghione
Fermata Spettacolo

Un progetto artistico di Gianluca Ramazzotti che ha l’idea di reiterare, nella versione italiana tradotta ed adattata da Franco Ferrini, il successo che ha avuto in Spagna, Messico e Portogallo. Un esperimento appunto: introduce in sala, come fosse una camera a gas, tutta fumi e rosso, gli spettatori a prendere posto, accompagnati da loschi figuri con maschera antigas. Un pubblico giovane già in preda al terrore e la visione di queste presenze non aiuta a dissimularlo.

Il sipario si apre sulla proiezione di un fantomatico incendio nella storia del Teatro Ghione sul finire degli anni ’70, allora cinema in Via delle Fornaci appunto, a pochi passi dal Vaticano. Celebra la morte di 23 persone e la scomparsa del proprietario Ettore Sperelli e sua figlia Violetta i cui cadaveri non furono mai trovati, ma il fantasma della fanciullina di 6 anni è comunque presente in sala con apparizioni misteriose e improvvise.

Un trattato sulla paura condotto e interpretato da Gianni Garko prelude allo spettacolo. Tre episodi e attraverso la paura per le esplosioni, i ragni, il buio, il sangue, il mistero aprono ad una ragazza seduta ed agitata su una dormeuse e nella culla il bimbo per fortuna dorme ma “…oddio….oddio….oddio…”, psicosi del terrore, sangue sulle braccia della protagonista e il misfatto si compie. Era “La babysitter” il primo dei tre.

Ma c’è anche l’agiofobia la paura dei santi. Siamo in una camera d’albergo; una porta a centro scena; un letto alto e un comodino. In effetti il protagonista è un dispensatore di santini: ansia in scena nelle parole dell’interprete e tanta paura lo porta a nascondersi sotto il letto. Ma da quella porta chi, cosa e come entrerà? Un fantasma, un santo, una presenza? Chissà!!!! “ La pensione” appunto.

Non si può uscire dalla sala, il mistero aleggia intorno e non si può interrompere l’incantesimo come fossimo in una seduta spiritica e chi soffre di coulrofobia ovvero di paura dei clown o pagliacci che dir si voglia? Nulla potrà fare nel terzo episodio: il protagonista il bravo Yasher Mohamed circondato da un ensemble di sagome coperte di teli bianchi allo scoprirsi di ognuno di essi, propriamente pagliacci, vivrà l’effetto terrore nella sua massima espressione, in modo sempre sorprendente e diverso, fino all’apice della vicenda con una morte a dir poco clownesca. La regia di Eduardo Aldan da il meglio di sè ne “La collezione”.

Il terrore in sala nella trattazione del Maestro di Cerimonia non potrà non chiudersi con l’apparizione di Violetta, la figlia, ora in galleria, ora dietro le quinte. Che paura! Bell’idea ma poteva essere sviluppata con molta più curiosità e attenzione a una suspense più alta e meno frammentaria. Il disincanto sorprende il pubblico.

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