La Numerologia Nella Pinacoteca di Cristina Regina di Roma Tra Arte e Alchimia
Fermata Spettacolo

L’accesso in sala del pubblico introduce ad un tableaux vivants: gli spettatori saranno guidati da una misteriosa ed eterea figura in un percorso alchemico, un cammino iniziatico in un duplice ambito, interiore ed esteriore.

UNO: il punto d’inizio, il numero della creazione da cui tutto comincia, la prima nota musicale intonata da Angelica per tutti Giorgina, Anna Zilli, in broccato verde, canta “…dischiudete gli abissi, canto le pene dell’inferno…” mentre la Regina Cristina eccelsa Giada Lorusso sempre alla ricerca della pietra filosofale dal suo letto di morte le consegna una lettera per  il cardinale Azzolino.

DUE: le polarità distinte quali bene e male, i due bracci della croce e l’incontro tra la regina vestita di rosso “rubedo”, e il cardinale, con spettacolare alterigia interpretato da Daniele Coscarella. L’intesa tra i due è immediata e nelle parole di lui “…l’emozione dell’atteso, fa più grande ciò che non si vede …”

TRE: la trinità, i nomi della Regina, Cristina – Alessandra – Maria e qui l’incontro con Il Marchese di Palombara, Mario Rinaldoni, insieme per festeggiare il carnevale del luogo cui è reggente, dal balcone in galleria. Il carosello dei cavalieri, le vergini, i carri.

QUATTRO: gli evangelisti, i punti cardinali, i figli di Cristina perché l’erede al trono di Svezia fosse finalmente un maschietto. Il quadro per conto di re Gustavo, al grido di “…c’è del marcio in Danimarca…” incorona la terza figlia del medesimo, alla tenera età di sei anni, ad opera del Gran Cancelliere del Regno Axel Oxenstierna, di importante presenza scenica, Mimmo Mancini. E qui la perizia di LabCostume, nelle fogge curatissime dei personaggi, e nel vestire al maschile la regina, come seguendo il disegno di suo padre, di lasciare il trono a un uomo. E nel teatrino in galleria tra costumi maschili e femminili le ombre del Re e della Regina.

CINQUE: le dita di una mano, gli elementi alchemici ad introdurre Sibilla interpretata da Emanuela Vittori: l’attenzione alla magia caratterizza il regno di Cristina Regina di Svezia.

SEI: le punte della stella di Salomone, i giorni entro i quali la Regina abdicò al trono di Svezia a favore del cugino Carlo X e l’apertura al cattolicesimo.

SETTE: i giorni della settimana, i pianeti dell’antico sistema solare, gli anni di regno in Svezia prima di diventare Regina di Roma, un legame tra Arte e Alchimia indissolubile come l’amicizia con l’astronomo Gian Domenico Cassini, interpretato dal bravo Lorenzo Marziali.

Ma i quadri sono dodici nel corso dei quali la sfida della regina è nell’inseguire la pace, l’arte, la musica, il teatro, la cultura e il rispetto delle sue genti, piuttosto che l’idea di guerra che da sempre l’aveva preceduta nei predecessori.

DODICI: i segni zodiacali, i mesi dell’anno. Dodicesimo  quello di nascita di Cristina e dodici sono i giorni di agonia della stessa prima di morire non senza aver lasciato lettera al cardinale Azzolino, con il segreto della pietra filosofale.

Un piccolo spazio trasformato ad arte in un elegante salotto letterario, cura nei costumi e nelle scene e in ogni dettaglio della regia di Pascal La Delfa, piena di idee, effetti e movimentazioni recitative in ogni angolo del Teatro Accento, con una drammaturgia ricca di spunti di interesse e leggera, nonostante il testo non facile,  per un pubblico incessantemente attento ad ogni passo della messa in scena.

La numerologia nella pinacoteca di Cristina Regina di Roma tra Arte e Alchimia
Fermata Spettacolo