“Proveresti a raccontare l’esperienza di Sacrofano?”
Mi assalgono dubbi ed incertezze riguardo la possibilità di soddisfare questa richiesta, inaspettata -mente giunta da un’amica. Ciò nonostante, provo a cimentarmi nell’opera, sapendo che il contributo non potrà che essere parziale ma anche ben contenta di far “memoria”, rivivendo il gusto dei doni ricevuti durante l’intensivo di Sacrofano.
Non è possibile elencare gli innumerevoli momenti di interesse, attenzione, coinvolgimento e …. gioiosa passione che hanno caratterizzato i tre giorni conclusivi del percorso annuale di Darsi Pace e, pertanto, mi predispongo ad osservare i pensieri che – in questo momento – lascio libera-mente scorrere e fluire, in attesa della loro tras-formazione in scrittura.
Convogliando ricordi, impressioni ed immagini di quei giorni, tento di riattraversare – in una sorta di pellegrinaggio interiore “a ritroso” – alcune delle tappe attraverso le quali Marco ci ha guidati, nel suo stile sapiente e magistrale. Tappe che, ogni volta, contribuiscono a dis-velarmi il comune cammino verso l’Essere, Fonte dell’Eterna Giovinezza. Mi lascio accompagnare, lungo questo percorso, dalle note in sottofondo della colonna sonora del film “L’ultimo dei Mohicani”.
Di nuovo pellegrina verso la Centralità dell’Essere.
- Mi predispongo, con tutto il corpo, all’Ascolto ed alla Visione Profonda della Realtà. La meta non è trascurabile: ha valore essenziale ed esistenziale. Non si tratta di un beneficio provvisorio né esclusivo. Costituisce la via per immergersi nelle dimensioni, profonde ed imperiture, del Mare dell’Essere, lì dove giace sepolto il tesoro che conferisce senso e valore al mio agire di superficie e quotidiano. È la strada verso il pozzo che disseta nei momenti di aridità; è l’orizzonte che riverbera Luce nei momenti di s-conforto; è la Voce che soccorre le ferite dell’anima;
- Sull’onda del respiro, scopro la gravità dell’espiro. Ad essa mi abbandono. Assisto al crollo progressivo delle illusioni mentali, fortezza del passato: ad una ad una cadono le idee sulla “mia” vita e final-mente iniziano a disgregarsi le sovrapposte paure, mortifere e maldicenti. Ciò che era grave inizia a divenir lieve e nasce un senso di stupore. La pesantezza cede il passo alla leggerezza e questo è un momento meraviglioso;
- In questo stare disponibile ed in attesa, sorge e “si fa” presente un’Apertura. Un nascente senso di vasta Calma o calma Vastità invade il mio intimo. Ritmo disteso e pacato, dilatazione concorde tra cuore, polmoni e viscere profonde. Mi sento “in-abitata” da Qualcosa che viene da me ma non è me. O, quantomeno, non è solo me. È, al contempo, Onda e Mare. È Azione e Non Azione. È Movimento ed è Stasi. È Periferia ed è Centro. È Respiro ed è Pausa. È Pieno ed è Vuoto. È Morte apparente ed è Vita che eternamente zampilla e ritorna. È esperienza, istantanea e non dicibile, dell’Immersione nell’Essere;
- In questo stato di “Presenza” – leggero, intimo e sempre nuovo – sorge l’invocazione del Nome, che pronunzio ancora con il limite delle mie incertezze. Ho bisogno ancora della verticalità delle parole semplici o delle nude sillabe. È attesa (ancora non tutta priva di aspettative) di uno sguardo amorevole e di Parole Bene-dette. È attesa in cui il tempo e lo spazio svaniscono, assorbiti dallo sfondo della Vita;
- Coinvolta ed immersa in questa dimensione “Altra”, il corpo interiore riceve ed ascolta Parole di Conforto e Verità. Queste Parole Bene-dette mi aiutano (e ci aiutano) a “fare esperienza” della nostra Vera Natura, restituendoci una comprensione “vissuta ed incarnata” della nostra origine e destinazione: Uomini e Donne della Nuova Umanità. Mi accorgo che le Parole che “giungono” come a visitarmi contribuiscono a dis-velare parti di me, che non conosco o non mi do il permesso di conoscere. Il punto di partenza è la condizione di confusione (o a-vidya) descritta nella lettera paolina ai Corinti: “Adesso noi vediamo in modo confuso, come in un antico specchio (…); adesso conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anche io sono stato conosciuto (1 Corinti 13, 12). Ecco, mi accorgo che le parole Bene-dette restituiscono verità e chiarezza di visione. Di più. Come per uno specchio caduto e disperso in mille frammenti, le parole Bene-dette contribuiscono a rinsaldare parti frantumate e distorte della visione di me stessa, degli altri o del mondo che mi circonda. Le parole donate riescono a compiere questo miracolo: restituire ogni volta – pur in piccole parti – un senso sempre più integro e compiuto di quella imago Dei, con la quale siamo stati creati ed Amati sin dall’origine, prima ancora della nostra vita biologica. Ecco perché le parole Bene-dette, per me, divengono parole di Vita;
- Non sarei onesta se non terminassi questa testimonianza riferendo le mille difficoltà, resistenze ed incertezze che incontro lungo il cammino della nostra evoluzione. Eppure, non voglio rinunciare alla “fede” che nutro nella Nuova Umanità, Progetto incarnato del Regno di Dio tra Noi. Confido nella potenza dell’“Ecco”, dell’Istante sempre Nuovo che – prendendo in prestito le parole di Marco – ci “radica e riposiziona” nel Luogo della Nostra Salvezza, e ciò mediante rinnovate esperienze di contemplazione e di autoconsapevolezza dello Spirito che ci abita.
Con lo sguardo rivolto a questa Umanità, già in noi nascente, capace di Spirito che continua a creare e donare Vita, condivido alcune parole “ricevute” negli incontri di Sacrofano, grata a voi per la compagnia della vostra lettura ed a Marco, sapiente ed amato ispiratore delle nostre vite. Che il “ritorno” alle vicende (alias strutture) del mondo possa ritrovarci profondamente rigenerati, agenti fiduciosi e gioiosi di liberazione ed illuminazione per tutti.
“Lascia disgregare le mura della tua mente.
La corona di spine crollerà.
Attraversa, con coraggio, le stanze del tuo corpo interiore
e scendi sino all’Origine del tuo Respiro.
Lasciati cullare dal Ritmo della Vita,
lì ove sei stata Amata e generata.
Ascolta e – ad ogni espiro –
abbandona la paura di perdere tutto.
Le viscere ti parleranno di Me
e – sussurrando il mio Nome –
ti sveleranno che ‘Io Sono” è il tuo Tutto.
Ascolta il “fondo” di te stessa.
Risorgi dal tuo abisso.
Non esiste abbandono,
perché Io sono dentro di te, Io sono te.
Non esiste abbandono,
solo il DONO di un Eterno Abbraccio,
da compiersi ogni Nuovo Giorno.
Solo se lo vorrai”.
(Sacrofano, 19 giugno 2022)