In Questo articolo userò (umilmente) molta della terminologia di Marco Guzzi perché non riesco a trovare espressioni altrettanto efficaci.
Parto da questa domanda :
Quale può essere il ruolo della sessualità in questo tempo estremo, in questo inaudito passaggio d’epoca? Marco Guzzi si chiedeva : che cosa diventano la letteratura, la medicina, la biologia, che cosa diventano uno scrittore, un insegnante, un medico?
Io mi chiedo : che cosa diventa la sessualità, e come può aiutare la riconnessione e la sanità della nuova forma d’uomo che si sta preparando?
A mio avviso la sessualità non è un’espressione umana fra le tante in fase di mutazione, ma è una delle più cruciali per carburare la rivoluzione culturale in tutti gli altri settori della vita sulla terra.
Vediamo perché, partendo dalla situazione attuale.
Tranne felici situazioni di nicchia, anche il modo di vivere la sessualità è stato ormai colonizzato dalla mente separativa, individualistica e consumistica.
Ma la sessualità ha in se stessa la chiave per rovesciare questa distorsione, perché la sessualità è per sua natura olistica e unitiva. E’ il meraviglioso espediente inventato dalla natura per riunificare ciò che era separato (sesso viene dal verbo latino secare, tagliare) per ricostituire l’intero, per fare incontrare la diversità forse più appariscente fra quelle esistenti sul pianeta, quella fra femmine e maschi. Quello stato tendenzialmente unitario di cui parla Marco Guzzi, la sessualità ce lo fa sperimentare, in un modo molto concreto e piacevole e con esiti creativi su tutti i piani, non solo su quello biologico.
C’è un immenso potenziale di energia nella sessualità sana (mentre la sessualità malsana ci depaupera). Uso “sana” nel senso di “integra”, non frantumata. In inglese il verbo heal, guarire, risanare, ha la stessa radice di whole, intero, ma anche di holy, sacro. Interessante anche la parola sanscrita per “salute” : svasti che vuol dire “essere stabiliti nel Sé”. Da cui deriva – l’abbiamo riconosciuta? – la parola svastika : altra orrenda distorsione di un concetto e di un simbolo che originariamente erano usati per far stare bene, per trasmettere prosperità e salute, salute non solo fisica.
Se ben vissuta, la sessualità può diventare un grande terreno di sperimentazione delle qualità di cui ha bisogno la nuova figura umana : darsi tempo, fermarsi, respirare, saper attendere, spogliarsi e disarmare, fidarsi, lasciare andare rigidità e difese, abbandonarsi, aver cura, ricevere e donare. Se ci si lascia andare in questo modo, accade anche qualcosa che normalmente viene cercato attraverso pratiche meditative : la mente si placa e siamo totalmente assorbiti nella magia del presente. Si potrebbe anche dire che l’unione sessuale ha una potenzialità iniziatica perché porta a superare l’io separato e difeso, ci fa andare oltre e ci fa sperimentare – a partire dal corpo – inusuali stati di unione e di bellezza. Una spiritualità incarnata, incardinata nei corpi.
E c’è di più : abbiamo mai pensato che imparare a fare bene l’amore può diventare un atto politico?
Proviamo a pensare : da dove vengono gli immani conflitti che tormentano il pianeta? Non vengono forse dall’incapacità di lavorare con gli opposti, di fare spazio al diverso, all’altro? Dalla chiusura narcisistica, dalle difese e dalla paura delle differenze invece dell’attrazione per qualcosa che noi non abbiamo e che l’altro ci può portare? Lo sapevano gli antichi maestri del Tao dell’amore secondo i quali non può esservi soluzione ai problemi del mondo senza un sano approccio all’amore e al sesso (1).
Dedicandoci, con fatica ma divertendoci anche, a intrecciare gli opposti e le diversità nelle nostre relazioni di coppia creeremo un effetto domino nell’ambiente circostante che darà una spinta al dialogo fra le diversità anche su altri piani, fino alle relazioni fra etnie, culture, religioni. Il vantaggio di “fare politica” in questo modo non ha bisogno di lunghe dimostrazioni.
Potremmo coniare un hashtag :
Volete fare qualcosa per il mondo?
Fate bene l’amore
(il resto verrà come conseguenza)
Fin qui, belle parole, già dette, già scritte. Dov’è il nuovo? Dov’è il punto di svolta?
Ora è ora di portare tutto questo nella vita quotidiana. E’ ora di prepararsi. Di preparare i nostri ragazzi.
Si fanno lunghi studi e tirocini per qualsiasi settore di attività umana, e non ci prepareremo per qualcosa che ci riguarda tutti e da cui dipende tanta parte della nostra felicità (o infelicità)?
Occorre imparare a spostare anche l’esperienza sessuale all’interno della mente non egoica che apre e unifica. Far prendere coscienza : che la sessualità è altro (da quello che ci dicono i media e le parole d’ordine di un mondo al tracollo). Che non ci dobbiamo accontentare. Il corpo e l’unione dei corpi possono dare infinitamente di più di un coito. Che anche la sessualità si impara. Come sempre, a partire da sé, da come ci rapportiamo al nostro corpo, da come ce ne prendiamo cura e lo ascoltiamo e possibilmente lo amiamo, dal praticare lo stato unitivo nei confronti delle nostre emozioni, anche di quelle più disturbanti, dal prendere atto con onestà delle nostre attrazioni e delle nostre repulsioni.
Non può magicamente prodursi una fantastica esperienza sessuale se non sai come si guarda una donna, come si guarda un uomo, se non sai come si tocca, se non sai come si respira, se non sai godere delle meravigliose sensazioni che ci donano la vista, il tatto, il gusto, l’udito, se non riusciamo a spogliarci, mai (delle nostre maschere e delle nostre difese) se non sappiamo ridare incanto, incontrare il mistero, se non sappiamo immergerci in una esperienza … nella vita di tutti i giorni.
Fare sesso tutto il giorno? In un certo senso sì, se lo intendiamo in questa accezione più allargata. Occorre far capire che così è più bello, immensamente più bello. Che un sesso così ci fa davvero stare bene.
Già, ma chi ci insegna? Di più : se anche la sessualità è un percorso iniziatico, chi è l’iniziatore?
Credo – ma non ne sono sicura – che anche qui stiamo entrando in una fase nuova. Più che affidarsi a un maestro, a un iniziatore, si tratta ora di entrare in una mentalità iniziatica, fatta di piccoli passi, di allenamento/ascesi e di una continua auto-osservazione. Aiutata, questo sì, da chi ha più esperienza di noi in questo cammino. Come pure dall’aggregazione di tante esperienze anche diverse ma “tendenzialmente unitive”, procedendo anche nel piccolo a bonificare, togliere dal mercato (abbiamo messo sul mercato anche le cose più intime, l’amicizia, il gioco, la comunione erotica…) e riprenderci una sessualità – così come un modo di giocare, di vivere le amicizie e altro – veramente libera. Libera da sfruttamento pubblicitario, da mercificazione, da omologazione. Portarla anche nella scuola. Il discorso sulla sessualità attraversa tutte le materie : educazione fisica, biologia e anatomia, educazione civica o etica, arte, filosofia, religione, letteratura. Che si possa cominciare a parlarne nelle case, ai bambini piccoli – con le parole e le immagini più adatte a loro – con innocenza. La sessualità ha bisogno di una Nuova Innocenza (2). Aiutare in questo i genitori, spesso impauriti e sprovveduti.
Può servire anche uno scambio di informazioni sui pochi libri che si differenziano dalla marea di libri inutili, se non nocivi per il loro materialismo, di cui è pieno il mercato. Di quei libri – e ce ne sono – che possono dare soprattutto ai giovani orizzonti di senso e di speranza. Quei libri che non sono solo da leggere, ma che sono fatti per entrare nella vita e aiutarci a cambiare. Andare a cercare le piccole esperienze, i libri, i siti, i film che indicano vie nuove. Utilizzare anche i canali telematici.
Guidati, in tutto questo, da quel fuoco che ha sempre ispirato le più grandi e difficili imprese umane. Perché sessualità è anche eros, passione per la vita in tutte le sue forme.
(1) Chang J., Il Tao dell’amore, Mondadori, p. 12
(2) Titolo di un libro di Raimon Panikkar
L’immagine che accompagna il post è un dipinto di Sara Cattò dal titolo “Uno di Due”