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Vi presento Betta Sánchez

Betta Sánchez inaugura con una breve intervista il suo primo blog personale che raccoglierà avventure e disavventure di un'aspirante giornalista italiana di origine ma spagnola per adozione

Chi è Betta Sánchez?
Bettà Sánchez è una giovane donna che sta per tagliare il traguardo dei trenta ma non ha ancora realizzato, uno, e dico uno, dei suoi progetti; ma la verità è che, per un motivo o per un altro, è stata costretta a cambiarli in corsa. Ha fatto molto per diventare una giornalista e per avere tra le mani quel fatidico tesserino, ma l’amara verità è che pubblicista o meno, se non fai la giornalista non sei assolutamente nessuno.

Sei forse la controfigura di Ugly Betty? Condividete quasi lo stesso nome e avete un cognome messicano…
Questo non suona proprio come un complimento, però Betty, che a quanto pare aveva altri obiettivi, ha realizzato un mio piccolo sogno: la possibilità di poter scrivere di moda per la moda. Io invece, fino ad ora, ho soltanto collezionato una lunga lista di contatti di giornalisti e direttori che non si sono mai presi la briga di rispondere ad una mia mail o ad una lettera. Non mi aspettavo assolutamente né un tappeto rosso né la manna dal cielo, ma almeno una negativa o un feedback di cortesia del tipo “al momento non cerchiamo collaboratori”. Vorrei precisare a scanso di equivoci che il mio cognome è spagnolo. I miei genitori si conobbero ad Ibiza negli anni settanta e fu amore a prima vista, per cui in seguito mio padre fece armi e bagagli per coronare il suo sogno d’amore in Italia. Bella storia romantica se fosse vera, ma la verità è che non ho mai conosciuto i miei veri genitori e che Pablo e Maria sono le due splendide persone che mi hanno fatto da madre e padre, e che vado a trovare ogni tre mesi a Barcellona. Per cui, anche se il mio cognome è spagnolo, sono più italiana di tanti altri che non hanno mai messo un piede fuori dallo stivale.
Cosa fa Betta per vivere? E nel tempo libero?
Per vivere sono costretta a fare 4/5 lavori, tutti ovviamente senza contratto. Lavoro dal lunedì al venerdì per un quotidiano locale, la mattina prestissimo realizzo servizi telefonici per una trasmissione radiofonica, faccio anche la blogger e la commessa presso un negozio di abbigliamento durante il fine settimana, e servo ai tavoli in un pub del centro commerciale il sabato sera. Quale tempo libero…?
Come mai la passione per il giornalismo?


Il giornalismo è una cosa che ho sempre apprezzato fin da quando ero bambina: mia madre mi piazzava davanti alla TV a guardare cartoni animati, ma non appena si allontanava ne approfittavo per cambiare canale e seguire il TG. Poi ho cominciato a scrivere le prime “cosette” e a coltivare la mia passione fin dalla prima adolescenza. Durante il periodo universitario ho cominciato poi a collaborare con il primo vero giornale e mi sembra ancora di percepire quella sensazione di amaro in bocca: il giornalismo era tutt’altra cosa da quel che immaginavo e da quel che avevo letto sui libri. Nonostante tutto non ho mai osato o pensato di cambiare rotta, diciamo che mi sono adattata all’informazione tradizionale, sfogando le necessità di un giornalismo differente attraverso l’uso di strumenti di informazione ibrida messi a disposizione dalla rete. Se qualcuno mi chiedesse “che mestiere vuoi fare”, io risponderei la giornalista, e invece sono costretta a fare un sacco di lavori contemporaneamente per coltivare una passione che non può neppure essere definita”un lavoro”, se si presuppone che una tale attività dovrebbe essere retribuita.
Raccontaci qualche aneddoto divertente che riguarda il tuo lavoro.
E' molto comune il pensiero secondo cui un giornalista che scrive su una determinata cosa abbia un’adeguata conoscenza dei fatti, che abbia fatto delle indagini e che abbia dedicato un tempo adeguato al pezzo , e invece nella maggior Parte Dei Casi non è assolutamente così, e non credo che sia una cosa che riguardi me soltanto o i “novellini”. Giorgio ad esempio cura per un quotidiano locale la rubrica di cinema e spettacolo, senza saperne assolutamente nulla, suppongo che lo faccia solo ed esclusivamente per le proiezioni gratuite e per la possibilità di farsi scattare foto insieme agli attori, durante le conferenze di presentazione, e poi vantarsi con gli amici pubblicando i suoi scatti da Vip su facebook. Mirella lavora in una rivista di moda molto giovane, e lo scorso Natale ha fatto regali stupendi ad amici e familiari, semplicemente riciclando tutti i campioni e i prodotti che le arrivano in redazione. Per rispondere incisivamente alla vostra domanda vi basti sapere che una volta ho intervistato un politico senza sapere minimamente chi fosse o da quale parte stesse, e in un’altra occasione ho lasciato che un mio amico si improvvisasse barbone perché non ne avevo trovato uno disposto a farsi intervistare. Che dire, all’inizio siamo tutti un po’ impacciati.
Come hai detto “la via del giornalismo è lunga, tortuosa e precaria”, i tuoi sono contenti di questa scelta?
Lo saranno fino a quando crederanno alla balla che gli propino da due anni. Pensano che io guadagni 1.300 euro al mese scrivendo di cronaca in un quotidiano locale. Credo che mi riporterebbero in Spagna se scoprissero che il costosissimo master che hanno pagato mi è servito per fare la commessa e servire ai tavoli in un locale. Da tempo insistono per venirmi a trovare, ed ogni volta sono costretta ad inventarmi una scusa molto fantasiosa, l’ultima volta ero nel mezzo di un trasloco, in quella precedente ero a Londra per uno stage di tre mesi. Lo so, presto o tardi i nodi verranno al pettine.
Professionisti o pubblicisti, tu da che parte stai?
Anche se non dovrei, dalla parte dei professionisti, e per due ragioni molto semplici:
a) Per la gente comune il pubblicista non è un giornalista e per la “comune ignoranza” si occupa di pubblicità.
b) I professionisti guadagnano di più e hanno il privilegio di poter calpestare il tappeto rosso, i pubblicisti sono giovani disgraziati che nella maggior parte dei casi hanno avuto il tesserino scrivendo e sgobbando senza ricevere alcun compenso in cambio.
Progetti per il futuro?

Passiamo alla domanda successiva, il presente è già deprimente e se è vero che la giornata si vede dal mattino....siamo messi proprio male

Betta Sánchez ha tanti impegni di lavoro, frequenta tanti locali alla moda, dorme poco e ha una giornata lavorativa di quasi 24 ore. E l’amore dove lo mettiamo?
L’amore semplicemente non sta da nessuna parte, non mi aspetta a casa quando rientro la sera dopo una giornata lavorativa di almeno 18 ore, né si sveglia al mio fianco al mattino o mi prepara il caffè prima di andare in redazione. L’amore nella vita di Betta Sánchez non c’è, ma questo non significa dormire da soli tutte le sere.


This post first appeared on Il Diario Di Betta Sánchez, please read the originial post: here

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