La Cina ha paura della Corea del Nord e letteralmente chiude i rubinetti del gas. Tagliato così l’export di greggio verso il paese, seguendo le sanzioni dell’Onu decise a causa dei test nucleari e di missili balistici.
Le esportazioni di prodotti raffinati – ha reso noto il ministero del Commercio cinese – saranno limitate a 2 milioni di barili annui, mentre la vendita di gas liquefatto sarà bandita.
Azzerato, inoltre, l’import di tessile, tra le voci principali dell’interscambio con Pechino, che vale circa il 90% dei flussi complessivi di Pyongyang.

Ieri, poi, il ministro degli Esteri di Pechino ha rilevato che “la situazione nella penisola è complicata ed instabile. Speriamo che le parti interessate esercitino autocontrollo e adottino misure per allentare la tensione e creare le condizioni necessarie per tornare sulla strada del negoziato”. Quanto alla stampa cinese, il Global Times ha pubblicato una vignetta intitolata “Bully pulpit” (Il bullo sul podio) che mostra un Trump urlante con in mano un megafono mentre il China Daily – riferisce adnkronos – nell’editoriale di ieri ha descritto il discorso del presidente Usa come “pieno di rabbia” e ha sottolineato che “l’attuale pericoloso stallo è il risultato del persistente perseguimento da parte di Pyongyang e Washington dei loro interessi, nel disprezzo degli sforzi degli altri Paesi di convincere i due antagonisti a comunicare.

Comunque in queste ore è stato avvisato a Pechino Steve Bannon, l’ex consulente di Trump che sembra esser stato fondamentale per la risoluzione della crisi con la Corea del Nord.

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