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CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Hospital de Bruma - Sigueiro

Tags: quello che



29 giugno 2010

E vengo svegliato alle sette, ma il mio corpo avrebbe dormito fino a mezzogiorno. La tappa di oggi non è difficile ma è un po’ lunga, meno di trenta chilometri comunque. Ele è raffreddata, ma si è svegliata con buono spirito e voglia di partire. Ieri non ho scritto nulla e dopo uno spuntino con la torta avanzata il giorno prima butto giù qualche appunto anche se credo che la tappa di ieri la ricorderemo per tutta la vita :-). Alla fine siamo gli ultimi a partire e facciamo un po’ di strada con Fiorella. Vive a Londra e dice che fa il cammino come “ringraziamento” per i cinquant’anni di matrimonio. Sul momento la cosa è passata senza che me ne accorgessi, ma sarà solo scrivendo queste poche righe a casa che mi verrà in mente Quello Che mi aveva detto la signora Manzoni sulle motivazioni più disparate per percorrere il cammino di Santiago e ricorderò che ci aveva parlato sicuramente di lei. (questa cosa mi spiazza un po’, non credendo al destino, alle coincidenze, alle provvidenze...). Dopo alcuni chilometri in leggera discesa arriviamo a un bar e ci separiamo da Fiorella che prenderà un autobus per A Coruña: dev’essere bello andarsene a zonzo per il mondo senza l’ossessione di un lavoro che ti aspetta a casa, ho voglia di andare in pensione!
Al bar bevo il peggior tè cha abbia mai bevuto in vita mia e mangiamo kit kat. Al secondo bar che incontriamo poco dopo prendiamo dei panini per il pranzo: oggi non guarderò la guida, che già ho seguito poco ieri, e da quello che ho capito da Beniño non dovrebbe esserci più niente da qui a Sigueiro. Ma avevo capito male dato che sul cammino troviamo ancora un paesino con un bar-ristorante dove incontriamo Alessandro e David che stanno mangiando. Prendiamo da bere e mangiamo i nostri panini. C’è poco da raccontare: si scende dalla collina attraverso i boschi e si incontra qualche casa isolata. Dopo circa venti chilometri siamo in pieno pomeriggio e il sole morde sulle nostre spalle. Ci fermiamo in una casa a chiedere acqua che non ci rifiutano. In questa tappa, a parte i bar, non abbiamo incontrato punti di ristoro come lavaderos o fuentes che si incontravano spesso fino a ieri; inoltre ci sono almeno quattro o cinque chilometri tutti diritti su una strada sterrata in mezzo ai boschi. C’è qualche saliscendi, ma il paesaggio è piuttosto noioso. Per fortuna le salite sono poche e non si fa una gran fatica.
Alessandro e David ci superano anche oggi, mentre ritroviamo accampati nel bosco il trio spagnolo che non ha mai fretta di arrivare e stanno facendo una siesta.
Infine si giunge alla periferia di Sigueiro e perdo le frecce gialle nei pressi della zona industriale. Anche prendendo la guida non riesco a ritrovare il cammino e allora entro da un meccanico e chiedo le indicazioni per arrivare al palazzetto dello sport (pavillon polideportivo) dove dormiremo questa notte: i pochi albergues per i pellegrini del camino ingles infatti finiscono a Bruma e non c’è altra sistemazione se non l’hostal Miras in paese (ma che è stato sconsigliato da un pellegrino su un forum tra i tanti che ho letto) (1).
Arrivati alla palestra c’è già Alessandro seduto fuori in compagnia di una sua amica con la quale aveva appuntamento proprio lì, mentre David e all’interno con la signora Gemma che si occupa di accogliere i pellegrini qui a Sigueiro. Anche lei ci mette una gran passione in quello che fa e ti sommerge con un fiume di parole spiegando mille volte come funziona,
come ci si deve comportare nel caso di attività in palestra, dove poter mangiare e magari guardare la partita: un monumento a questa signora!
Facciamo una doccia bollente e il bucato e dato che c’è molto posto stendiamo sul filo che ci siamo portati da casa. In questi giorni la macchina fotografica mi è caduta parecchie volte e solo ora mi accorgo che ha qualche problema al software, ma scatta ancora. È presto, le forze per uscire a fare un giro sono davvero scarse, abbiamo ancora nelle gambe la marcia del giorno prima allora ce ne stiamo un po’ sulle tribune a riposare e a scrivere qualche riga sul diario del pellegrino. Dobbiamo cenare e ci rechiamo claudicanti a “el Cortes” dove c’è un gran fermento per la partita Spagna – Portogallo, derby molto sentito qui in Galizia, e troviamo a fatica un posto per due. Mangiamo bene e spendiamo poco nel caos del tifo calcistico.
Dopo le ventidue c’è ancora il sole e ci sono i negozi aperti per cui prendiamo qualcosa per il giorno dopo. Il silenzio della strada deserta viene rotto da un urlo collettivo: la Spagna ha fatto goal, questa scena mi ricorda tanto un film di Fantozzi. Giungiamo alla palestra troppo presto e ci rassegniamo ad aspettare gli altri con le chiavi, ma fortunatamente incontriamo Gemma che abita li vicino e ci apre. Non faccio a tempo a mettermi nel sacco a pelo che sto già dormendo.






(1) nel corso dell'anno successivo al cammino  sempre su internet mi è capitato ancora di leggere commenti negativi sull'hostal miras, ma sappiate che dormire per terra su un materasso non è sempre il massimo (scopritelo leggendo l'ultima tappa)


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