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CAMINO INGLES - Giugno 2010 - Tappa Neda - Mino

27 giugno 2010

Alla fine ci svegliamo tardi anche questa mattina; la prima notte con gli altri pellegrini è andata via liscia (non che non ci sia abituato, ho fatto il militare….) anche se avrò dormito si e no cinque ore, mentre Ele russava che è un piacere. Il tedesco e i due danesi sono mattinieri, fanno colazione e partono. Cominciano i primi acciacchi: Ele suda freddo e ha forti dolori mestruali e si deve rimettere a letto per mezz’ora prima che gli passino. Partiamo alle nove e mezza mentre la famiglia spagnola sta ancora sistemando le proprie cose (sono stracarichi, mi fanno venire il dubbio che siano in macchina J ). Costeggiamo per un po’ il fiume ammirando la natura, quindi passiamo per il centro storico di Neda (niente di particolare) e se non fosse per un simpatico señor avrei sbagliato subito strada.

Non abbiamo ancora fatto colazione, allora ci fermiamo al Cafè Hermida che è sul cammino ed era pubblicizzato con un cartoncino sul muro dell’albergue con lo slogan “noi vi facciamo la colazione!”. Mi aspettavo chissà cosa, invece il bar è deserto e ha anche la macchina del caffè spenta e dobbiamo aspettare che si scaldi.

Anche la simpatica vecchietta dietro al bancone si scandalizza quando gli ordiniamo solo il caffè e nada leche, che sembra che in Spagna si beva solo col latte. Poi però ci offre anche una fetta di torta di Santiago e ci regala una biro e un quadernetto per annotare gli appunti del cammino. La signora Henerosa (di nome e di fatto) si è meritata una foto con Ele e un angolino nei nostri ricordi.


Fuori Neda inizia un percorso con alcune salite belle dure, ma strada facendo mi accorgo i continui saliscendi avrei potuto evitarli se invece di seguire le frecce gialle avessi seguito la strada principale. Questo cammino sarà fatto spesso così con tante deviazioni per cercare panorami o la tranquillità delle strade secondarie o dei sentieri tra i boschi.



Cominciamo ad incontrare i primi lavaderos che sono fontane con vasche usate anticamente per lavare i panni dai quali prendiamo ombra e acqua fresca anche perché quando siamo partiti minacciava pioggia, invece camminando è uscito un timido sole e comincia a fare caldo davvero.


Sarà lo zaino, ma quando passiamo quasi tutti ci salutano e ci augurano buen viaje.
Mi capita un paio di volte di sbagliare strada e comincio a pensare che la mia traduzione della guida in inglese abbia qualche lacuna, comunque chiedendo qua e la abbiamo trovato la retta via anche se una commerciante ci ha mandato totalmente fuori strada.

I primi undici chilometri fino a Cabañas sono quasi tutti tra i boschi. Ho le gambe dure, ma il peso dello zaino che prima della colazione si faceva sentire ora pare diminuito.

Cabañas è una località turistica. C’è una bella spiaggia alla fine
della pineta con tanti chioschi e bar dove poter mangiare. Abbiamo ancora qualche provvista presa a Neda il giorno prima e decidiamo di sederci su una panchina all’ombra e mangiare quello che abbiamo nello zaino. C’è tanta gente in spiaggia e altrettanta sotto i pini a fare pic nic. Nel mare quasi nessuno e il perché lo capisco appena ci metto piede: l’acqua è gelida e ci vuole coraggio per tuffarsi; i miei piedi comunque “ringraziano” J.
Dopo aver riposato e preso un caffè partiamo, ma dopo mezzo chilometro mi accorgo di aver perso la guida e torno indietro a cercarla preso “inutilmente” dal panico. La ritrovo nella pineta e nel frattempo ritrovo anche Willy che ha da poco finito di mangiare e se ne va tranquillamente per la strada sbagliata. Lo chiamo e facciamo un po’ di strada insieme. E’ di Monaco di Baviera, è pensionato e non è il suo primo cammino di Santiago. Si ferma spesso a fotografare per cui ci lasciamo dopo il ponte sull’Eume.
Seguiamo il cammino attraverso la cittadina di
Pontedeume in un percorso tutto per un salita che sembra non finisca mai. Alla fine c’è una bellissima vista ma siamo a pezzi. Iniziano di nuovo i passaggi nei boschi ancora in salita. Ele le soffre mentre a me fanno male le gambe in discesa (che coppia!). Willy ci raggiunge e ci supera mentre stiamo cercando refrigerio all’ennesimo lavadero: ci fermiamo a tutti quelli che troviamo per rinfrescarci e cambiare l’acqua

delle borracce, dato che dopo pranzo è uscito il primo sole vero ed è una mazzata. Nel bosco troviamo anche una fontanella e un’altra area per riposare. Anche il tedesco si ferma spesso a riposare per cui facciamo ancora dei tratti di cammino insieme fino all’area pic-nic presso il ponte sul Baxoi (alla fine di una discesa, di fronte ad una ditta che commercia opere in calcestruzzo che si chiama “guntin” .....vedi guida...) dove c’è una
fontana di acqua fresca e tanta ombra. Dopo mezz’ora di sosta e una chiacchierata in anglospagnoitalotedesco con willy (al quale regalo la mia guida di J. Walker in inglese) ripartiamo insieme verso Miño, ma poco dopo mi accorgo di aver smarrito ancora la mia guida in italiano (la tengo infilata tra le cinghie dello zaino) e torno indietro a cercarla. Prima di raggiungere i miei compagni di viaggio passo mezz’ora da solo. Arriviamo al paese e all’albergue del pellegrino faticando ancora per qualche salitella. Giunti alla meta scopriamo che l’albergue è chiuso. Fuori ci sono i due danesi che hanno già chiamato l’addetto della protezione civile che aveva promesso che sarebbe arrivato i lì a poco ma è già un ora che aspettano e non si è fatto vivo nessuno. È domenica e c’è la festa del paese e la funzionaria pare sia scazzatissima. Nel frattempo parliamo (più o meno) di calcio, di cibo, del cammino, e dopo un’ora buona arriva “l’hospitalera”. Sì è unito ai pellegrini anche un ragazzo romano (Alessandro, riconosco subito che è italiano dal “Garzanti” che esce dallo zaino), poi arriverà anche un giovane spagnolo (David) pieno di vesciche ai piedi e per ultimi la famigliola spagnola di ieri che a giudicare dalle facce non hanno la macchina J. L’albergue pulito e ordinato è più piccolo e meno confortevole di quello di Neda. La doccia fatta è rigorosamente fredda e l’attrezzatura in cucina scarseggia, ma ci si può vivere qualche ora. Salgo in paese in cerca di cibo. Ele è distrutta ed è rimasta al rifugio a fare il bucato per cui dovrò portarle qualcosa. Due panini giganti con hamon cerrano e del buon polpo alla feria saranno la nostra cena. Il sole non tramonta mai da queste parti ma per noi è già ora di dormire anche se, come a Neda, c’è la festa che chiama coi suoi rumori e la sua musica. Abbiamo deciso di arrivare fino a Bruma facendo tutta la tirata e dovremmo alzarci presto.



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