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"Il mastino di Darwin", L'Umbria horror di Alessandro Chiometti

(di LUCA RAIMONDI) - Comincia bene “Il mastino di Darwin” di Alessandro Chiometti: nel prologo ci imbattiamo, dal punto di vista di Tania, una prostituta ucraina in quel di Perugia, in un vampiro – o presunto tale – che le succhia il sangue. Serial killer che ha visto troppi film con Christopher Lee o davvero immortale creatura della notte? Il dubbio s’insinua da subito nel lettore, il confine tra thriller e horror è fin dalle prime pagine assai labile. D’altro canto già dal risvolto di copertina sappiamo che l’investigatore di turno è l’ispettore di polizia Abramo Cantainferno e un tale con un simile cognome sarà senz'altro pronto a tutto, un po’ come il lettore del libro, che prima di assistere allo scempio sanguinolento della prostituta si è già imbattuto in una citazione da L’origine della specie (di Darwin, appunto), opera fondamentale della storia scientifica in cui è esplicata la celeberrima teoria evoluzionistica in cui specie organiche si evolvono tramite il processo di selezione naturale. Cosa c’entri Darwin in questa storia è una delle tante curiosità che man man il lettore vorrà appagare e il libro anche in questo senso toglie più di una soddisfazione, riservando la postfazione all’eminente filosofo della scienza Telmo Pievani, che spiega infine con cognizione di causa chi fosse nella realtà questo “mastino di Darwin” che regala il titolo al romanzo. Un romanzo che a me, laureato in filosofia, regala tanti momenti di approfondimento inusuali in un romanzo “di genere”: già nel secondo capitolo un gruppetto di amici, alcuni dei quali dediti a “pippe mentali sulla metafisica”, disquisisce animatamente di razionalità e teologia, aldilà e fenomeni paranormali. Tutto si conclude tra le risate, ma ovviamente siamo appena all’inizio. In un freddo sabato sera perugino, nella casa di una di loro, si possono udire i lamenti di un bambino, che invece di bambino non sono: si tratta di un topo intrappolato in un tramezzo. La spiegazione razionale ha la meglio sul voler credere all’ignoto, la tentazione di voler seguire le piste sovrannaturali cede alla ragione. Ma davvero tutto ha una spiegazione? E il vampiro? Il vampiro, non è un mistero per il lettore, ha un nome: si chiama Yuri. Legge Hawking, Penrose, Odifreddi, Dawkins e... Pievani (sì, proprio lui). Ma anche Freud, Victor Hugo, Leopardi. Queste interessanti letture non gli impediscono naturalmente di avere scrupoli nel fare a pezzi il corpo della prostituta Tania e di darlo in pasto ai maiali, prima di dedicarsi a quello che sembra essere il suo principale obiettivo: riprodursi, possibilmente con una donna che abbia il sangue compatibile con il suo. Un vampiro e un umano hanno delle differenze genetiche da non sottovalutare, ma l’ibridazione è difficile ma non impossibile, laddove la conoscenza scientifica può accorrere in soccorso. Il vampiro antagonista di Cantainferno, insomma, è razionalista, scettico e anticlericale, ed è davvero uno dei cattivi più interessanti partoriti dalla buonista letteratura italiana di questi ultimi anni. Compensa gli stereotipi che un po’ affliggono Cantainferno - personaggio che entra in scena sentendosi come il protagonista di un B-movie - ma che alleggeriscono un romanzo che poteva fino a lì essere tacciato di eccesso di ambizione per via delle sue citazioni colte, rassicurando il lettore sul fatto di trovarsi di fronte a un puro romanzo di genere, in cui l’investigatore di turno ha un lutto da elaborare mentre sorseggia birra economica, è in perenne conflitto con i superiori, ossessionato da un serial killer che solo lui riconosce come tale e di cui attende con impazienza l’errore fatale.
Sullo scontro a distanza tra ispettore e vampiro omicida si basa l’interessante romanzo di Chiometti e non racconto altro per non togliere ovviamente al lettore il piacere di leggerlo. Chiometti, presidente dell’associazione Civiltà Laica e tra i direttori artistici del Terni Horror Festival, sa come si costruisce la tensione e ha dei riferimenti culturali ad ampio spettro (basti dire che nel libro fanno capolino anche i giochi di ruoli, Il signore degli anelli, Ken Loach, Dylan Dog e, parlando di vampiri, Coppola, Twilight ma anche, meno banalmente, il meraviglioso cult anni ’80 Ammazzavampiri...). Il suo romanzo è scorrevole e mai noioso ed è anche un bell'invito a recuperare le nozioni relative al darwinismo e all'evoluzionismo (e no, non è vero che sopravvive il più forte o il più adatto, Darwin non l'ha mai mai detto), allo scetticismo e all'anticlericalismo; e nelle sue note finali l'autore dedica anche una riflessione alla cultura dell'ambiente e all'importanza della biodiversità. Cantainferno si sente il protagonista di un brutto poliziesco di serie B, vi assicuro che il libro è da promuovere in serie A. Non male, davvero: complimenti quindi alla piccola casa editrice Dalia di Terni per aver dato alle stampe questo thriller/horror umbro fino al midollo.


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