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Mostri New Millenium - Intervista a Gianmarco Fumasoli


(di GIUSEPPE MARESCA) - Ebbene sì, devo confessarlo: da quando in edicola sono scomparse storiche testate come Splatter, Mostri, Bloob, Gore-Scanner (queste ultime due però di un'altra casa editrice rispetto le precedenti) il fumetto italiano è moooolto più triste.
Era il 1990, frequentavo la terza media in un istituto religioso severissimo, in classe eravamo solo maschi (e già questo, se non è horror...) però ricordo anche, oltre le pratiche religiose, le partite di pallone, quelle a biliardo, le gite e tutto Quello Che può concernere l'età spensierata della fanciullezza. Alla severità (spesso eccessiva) dei preti e alle sane partite di pallone con gli amici (che in alcuni casi mi porto ancora dietro da quei tempi) c'era poi il mio "divertimento oscuro", quello che usciva in edicola con copertine che richiamavano gli amati Mostri del cinema dell'orrore che potevo vedere solo di nascosto di notte in estate su quell'amabile trabiccolo che era la vecchia televisione di mia nonna, sfidando il caldo notturno estivo, le zanzare e non ultimo i miei che, molto più fisiologici di me, pensavano che guardassi chissà quali pornazzi notturni (sì, al tempo la Tv VERAMENTE LIBERA poteva offrire anche questo tipo di svaghi per i più smaliziati. Personalmente alle grazie di Ginger Lynn o della buonanima di Moana Pozzi (per carità, nulla contro, bellissime donne che hanno salvato generazioni di sessofobici) preferivo le storie fantastiche di Raimi, Barker, Cunningham e perché no, anche quel Rosso Sangue del compianto Massaccesi che a tredici anni mi spaventò tantissimo. Così, quando sul tubo catodico non c'era niente di interessante, correvo in edicola per salvarmi dallo stress e comperavo coi soldi della merendina da Dylan Dog a Mostri, passando per Splatter e tutto quello che il panorama horror poteva offrire. Anni felici.
Le copertine di Mostri erano veramente un tripudio di ghiottonerie: "Clive Barker: il mestiere di fare paura!", "Mostri vostri: mostri celebri da Cthulu in poi", "Vampirock", e tante altre delizie ironico-splatter che erano la felicità di tanti ragazzini che grazie a queste riviste imparavano a non avere paura dei mostri e a riconoscere le storture o gli orrori della nostra società. Ovviamente si sa che al Potere (quello con la P maiuscola, scusate, sono un po' anarchico e ho qualche difficoltà a relazionarmi con questo concetto) non piace che la gente si liberi delle proprie paure, né tantomeno che i ragazzini si divertano, così una commissione di quarantotto "illuminati", "padri della Patria", "custodi della morale e del buon gusto", dai partiti di maggioranza a quelli di opposizione, in quella Primavera del '90, si scagliano dagli scranni del Parlamento non contro la mafia, che di lì a poco avrebbe coperto l'Italia di sangue (in realtà cosa che peraltro già faceva indisturbata), non contro la disoccupazione che impoveriva la stragrande maggioranza dei ragazzi di quella e della mia generazione, non contro la politica estera di Bush sr., no, signori, tutte queste sono bazzecole, il vero nemico dell'Italia e dei giovani, per queste quarantotto teste pensanti corroborate da psicologi da rotocalco di riviste come Gente o Grazia, sono... udite udite: I FUMETTI HORROR! Sì, perché questi moderni Ciceroni, al grido di "O mora, o tempores", attribuirono tutti i mali d'Italia ai fumetti horror, dicendo che traviavano la gioventù, spingevano alla misoginia (sic!), i giovani all'omicidio (ridaje) e molte altre nefandezze di cui anni prima in America fu accusato anche il grande William Gaines con la sua Ec comics, storica testata che ha cambiato la storia del fumetto e ha formato gli incubi di maestri assoluti della letteratura come Stephen King o del cinema come George Romero. Ricordo una psicologa che si fece fare un servizio fotografico su una rivista per casalinghe, foto piene di effetti flou che se la psicologa in questione non fosse stata un cesso, sarebbero potute andare bene per riviste ben più gloriose come Le ore o Men; ebbene, questa tizia dalle foto flou, pontificava che per salvare i giovani da un futuro dietro le sbarre o in una cella imbottita, bisognava arrestare questa ondata di sadismo su carta stampata sennò avremmo avuto una generazione di delinquenti o alienati.
Permettetemi una personale considerazione: ho sempre letto fumetti splatter, mi sono laureato con una tesi sui film horror, a tempo perso scrivo anche racconti, eppure ho avuto una vita normalissima: ho avuto un discreto numero di fidanzate, ho un lavoro basato sul contatto coi ragazzi con i quali ho un rapporto di stima e affetto reciproco, ho un sacco di amici, detesto la violenza in tutte le forme fisiche e sociali, e non ho nulla contro i credo religiosi (purché non mi impongano le loro idee). Allora? Ohè, signora psicologa dalle foto alla Karin Schubert, signor deputato magari poi inquisito per mafia o per tangenti, c'è qualcosa che nel vostro teorema non torna, e volete sapere perché? Perché i mostri siete voi, gente che cerca di imporre la propria idea con le buone o con le cattive, che pensano di non avere mai torto e che fanno la morale agli altri perché incapaci di farla a se stessi. Mi avete solo levato per un periodo riviste come Mostri, che con la sua ironia (meno truce di Splatter e cugini), i suoi fumetti surreali come La signora di Alessandria del geniale Giuseppe Ferrandino (avrei capito solo da grande le citazioni al grande Lautreamont), le sue storie delicate come Enver e i mostri, o quelle ironiche e anticonsumistiche come Carne frolla del bravissimo Michelangelo La Neve, sceneggiatore di punta della rivista, hanno allietato e resa più colorata la mia adolescenza. 

Facciamo adesso un salto in avanti, di almeno ventisette anni: Etnacomics 2018. Col mio amico Luca mi aggiro per gli stand, fino a quando non vengo colpito da un volto familiare, Paolo Altibrandi, storico fondatore di Mostri, così non mi faccio scappare l'occasione per scambiare due chiacchiere, visto che quattro anni fa, in barba ai moderni censori, Mostri è risorta. Il simpatico Paolo però mi offre un'occasione ancora più ghiotta: quattro chiacchiere con Gianmarco Fumasoli, sceneggiatore e direttore editoriale di Bugs Comics, che con grandissima umanità, simpatia e gentilezza, ci spiega cos'è cambiato rispetto a ieri e che novità Mostri offre oggi al suo pubblico, vecchio e nuovo.

Giuseppe Maresca: Ciao Gianmarco, com'è rinato Mostri e cos'è cambiato rispetto l'edizione degli anni '90?
Gianmarco Fumasoli: Allora, intanto grazie per questo spazio ai ragazzi de "Il gorgo nero"; Bugs comics che nasce con Mostri, prende vita dal nuovo corso che Splatter ha avuto quattro anni fa. Io facevo parte del gruppo di autori che partecipava alla costruzione del nuovo Splatter del quale sono usciti sei numeri, quando poi la casa editrice Esh decise di interrompere gli inediti e di chiudere, gli autori che erano rimasti con le loro storie appese si staccarono dalla Esh per creare la Bugs comics, gestita inizialmente da me e da Paolo Altibrandi. Mostri nasce come un seguito naturale a quella che è stata la rinascita di Splatter, con la differenza che all'interno dei primi otto volumi di Mostri editi fino a oggi, oltre a esserci nuove storie inedite ci sono anche le migliori storie del vecchio Mostri, restaurate, riletterate e inserite all'interno di una sezione specifica. Io ritengo che per gli appassionati del genere, i numeri di Splatter e Mostri di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta (quelli quelli pubblicati dalla Acme) siano delle bibbie del racconto breve; il nostro tentativo - che ritengo probabilmente riuscito perché siamo arrivati al numero otto e usciremo a Lucca Comics col numero nove, e ha un seguito che cresce sempre di più - è quello di replicare i meccanismi narrativi presenti all'interno di quelle riviste, chiaramente aggiornandone i contenuti, insomma trent'anni fa non esistevano nemmeno i vegani per dire, quindi i temi sono vari, ma il modo di raccontare, lo storytelling impegnato all'interno di quelle storie rimane lo stesso. Uno sforzo importante per raccontare delle storie che abbiano un finale a sorpresa, interessante, mai scontato, soprattutto un racconto nazional-popolare aperto. Umberto Eco diceva che un racconto chiuso è un racconto che si basa sul bagaglio culturale di chi scrive, un racconto aperto è un racconto che prevede dei lettori casuali e quindi diversi livelli di narrazione, il principale dei quali è accessibile a chiunque: cioè, se noi basiamo un racconto horror su Edgar Allan Poe, basando il finale sull'arrivo del corvo, e c'è qualcuno, qualche sfortunato probabilmente che non ha letto il corvo e non lo conosce, probabilmente quel racconto non lo capirà mai. Questa è la base di quello che noi vogliamo raccontare, per riportare la base di questo tipo di lettura al largo pubblico.
GM: Senti, una domanda che mi preme: Splatter e Mostri, all'inizio degli anni '90, sono stati anche al centro di una polemica per la violenza grafica, polemica peraltro assurda, nel fumetto horror. Credo che quella violenza fosse la cifra stilistica anche per sdrammatizzare certi tipi di racconti, e comunque era ciò che il pubblico si aspettava dalle vostre testate. Avete intenzione di continuare su questa linea oppure ci sarà magari qualche altra novità, cioè vi state adattando alla nuova tendenza di fare horror, cioè un racconto più psicologico...
GF: Se vogliamo meno sanguinoso di un tempo anche perché credo che da questo punto di vista i tempi siano un po' cambiati, cioè la violenza gratuita è vista più con occhio malevolo, ha perso insomma quell'effetto di rottura che poteva avere prima, adesso è più urticante che altro... a noi piaceva, però... Io credo che la direzione che si decide di intraprendere per la resa dei contenuti di una rivista horror splatter o quello che sia, a livello proprio di impatto forte con il sangue e tutto quello che ne consegue, si separa un po' da quello che è il discorso della narrazione. Per noi l'importante è la storia: Splatter era molto più estremo dal punto di vista del disegno, Mostri un po' di meno insomma, però l'importante è mantenere quel tipo di narrazione che prescinde dal discorso grafico. Che sia una storia splatter, che sia una storia horror unicamente intesa come horror psicologico, l'importante è la narrazione, quello che vai a raccontare. 
GM: Mostrum in latino vuol dire meraviglia... 
GF: Secondo me oggi anche un po' è un discorso di tabù, trent'anni fa tutto quello che Splatter raccontava come il nipote che uccide la nonna era tabù, oggi accendi il telegiornale, sembra un luogo comune ma è così, c'è di tutto...
LR: Infatti anche per quanto riguarda la mia antologia ("I signori della notte", Morellini, n.d.a.) la principale obiezione che mi facevano gli aspiranti lettori era: "Sì, ma con tutta la violenza che sento già intorno a me, nella televisione, al telegiornale, perché mi devo sorbire anche la violenza della vostra antologia, della vostra narrativa ecc.", quindi in questo momento che prospettive vedi per il racconto horror italiano, non è cambiato nulla o è più semplice (o più difficile) proporre storie dell'orrore?
GF: Sinceramente spero che sia facile, anche perché noi a Ottobre 2019 usciamo in edicola con prodotti nuovi, horror italiani e nella mia testa deve andare benissimo, anche perché è un po' l'essere affascinati da ciò che si ha difficoltà ad ammettere, no? Un mio amico è stato operato da poco e per gioco ha mandato in giro una foto della sua operazione; insomma, per quanto la gente dica: "No, no, non la voglio vedere", alla fine invece la vuole vedere, quindi c'è quell'essere affascinati, quel compiacimento macabro da questo tipo di narrazione, quindi secondo me va, alla fine funziona. Non per niente noi abbiamo varie testate e alla fine quella che sta andando per le lunghe come numeri è appunto quella horror.
GM: Senti, cosa vorresti dire a chi legge per la prima volta Mostri? Perché dovrebbe leggere Mostri?
GF: Bella domanda (rimane pensieroso)...
GM: Se io dovessi consigliare Mostri a un mio studente per esempio...
GF: Dimmelo tu allora..Tu l'hai letto..ecco, allora perché lo consiglieresti?
GM: Lo consiglierei per ritrovare quel gusto della meraviglia che difficilmente si trova in altri generi letterari, e perché come diceva Stephen King "E' molto più difficile scrivere un racconto breve che un romanzo lungo", e quindi anche la capacità di sintesi e di stupire il lettore che voi avete secondo me è una delle cose migliori che si possa dire a chi per la prima volta vuole leggere una rivista del genere.
GF: Sono d'accordissimo con Giuseppe, non avrei potuto rispondere meglio, insomma va bene, va benissimo direi...
LR: Hai degli autori di riferimento dei gusti particolari o sei onnivoro?
GF: Non sono onnivoro, nel senso che per quanto riguarda l'horror non sono onnivoro. Amo alla follia, amore vero, Stephen King, veniamo tutti da lì, poi Clive Barker.
GM: Per me addirittura Barker ha superato King...
GF: Mmmm, è complicato superare King, e poi ci sono Lovecraft e Poe chiaramente...
GM: Laymon?
GF: Meno...
LR: Abbiamo citato King, Barker etc. ma tra gli autori italiani sei mai riuscito a individuare un autore che in qualche modo ti ha portato a pensare: "Se questo però nasceva negli Stati Uniti magari diventava ricco e famoso come King".
GF: Beh, Paolo Di Orazio a me piace molto! Diciamo che i fumetti che all'epoca lui scriveva su Splatter erano anche dei racconti, e lui continua tuttora a fare dei racconti ed ha questa forza dentro che secondo me quando scrive deve anche contenerla un po', perché altrimenti non sarebbe compreso. Lui mi piace molto, sì...
LR: Danilo Arona forse è il più kinghiano che troviamo in Italia...non lo so se ti è mai capitato di leggerlo...
GF: Forse sì... (pensieroso)
GM: Qualche altro autore un po' più misconosciuto che però io ho trovato eccellente è Domenico Cammarota...
GF: Non lo conosco...
GM: Te lo consiglio tantissimo, è come se Barker fosse venuto in Italia, si fosse fatto una vacanza...
GF: Uhhhh, guarda che è grossa questa...(ride)
GM: Lo so, ma me ne assumo la responsabilità (ride)
GF: Va bene, allora lo recupereremo sicuramente...
GM, LR: Noi ti ringraziamo per tutto...
GF: Grazie a voi, il piacere è stato mio!


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