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Un nuovo rapporto tra banche e imprese

Il titolo di questo aritcolo del Sole 24Ore mi ha incuriosito molto, non ho potuto non leggerlo.

Riteniamo sicuramente apprezzabile e condivisibile l'"agenda per il credito per la crescita del Paese" presentata nei giorni scorsi da Confindustria. Infatti, innanzitutto condividiamo l'analisi delle molteplici cause della grave e lunga crisi che ha colpito l'Italia dopo il settembre 2008.
Crisi che si è acuita in particolare dal 2011 quando è esplosa prepotentemente anche la crisi del "debito sovrano", con la fortissima crescita dello "spread" che solamente dopo quasi tre anni di sacrifici sta tornando a livelli meno problematici, ma che non deve mai essere assolutamente sottovalutato perché può sempre riprendere, anche all'improvviso.
L'analisi di Confindustria anche in questo documento è assolutamente equilibrata e non trascura nemmeno la bassa patrimonializzazione frequente nella struttura finanziaria delle imprese in genere, in particolare delle piccole e medie che dipendono in Italia eccessivamente dal credito bancario e sono oltretutto frequentemente di tale ridotta dimensione che è spesso difficile anche il reperimento di nuovi capitali.
Per contrastare il circolo vizioso riguardante la recessione ed i suoi effetti, fra i quali i problemi subìti dalle banche, anche per la rapida immissione di nuove normative complesse, il documento di Confindustria sottolinea giustamente la molteplicità delle misure varate negli ultimissimi anni per convergenza di volontà innanzitutto di Confindustria e della Associazione Bancaria Italiana, quali, fra gli altri, le moratorie sui debiti delle imprese, il rafforzamento dei fondi di garanzia delle piccole e medie imprese, i "plafond" realizzati anche in collaborazione con la Cassa Depositi e Prestiti, il comune impegno per il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione che tuttora sono in ingente attesa di essere saldati, per non trascurare certamente altre misure a favore della maggiore capitalizzazione delle imprese.

Ma questi sono stati solamente i primi interventi, anche varati con spirito di emergenza: occorre proseguire in modo efficace ed efficiente con diverse altre misure che rendano più omogenea l'Italia ai mercati delle imprese del resto dell'Europa e dei Paesi più evoluti dell'Occidente dove il credito bancario svolge solitamente un ruolo non egemone nel finanziamento dell'economia, ma concorrente con altri canali che servono innanzitutto a fornire le imprese di più cospicui capitali propri.
Condividiamo pure l'esigenza di rafforzare i complessi sistemi di garanzia per l'erogazione di nuovi prestiti in particolare per le piccole e medie imprese, nonché ogni iniziativa legislativa, quale il potenziamento della legge cosiddetta "Nuova Sabatini" con ulteriori semplificazioni procedurali e agevolazioni di continuità degli interventi. È anche molto importante che tale normativa sia affiancata da altri sistemi automatici di sostegno agli investimenti a cominciare da quelli in ricerca e innovazione, di attrazione di investimenti e di soluzioni di crisi di impresa.

L'internazionalizzazione delle imprese è comunque una esigenza sempre più forte e in tal senso Confindustria e Abi sono già impegnate nell'elaborazione di proposte congiunte per il rafforzamento degli strumenti per l'internazionalizzazione delle imprese.
È inoltre molto auspicabile che anche gli investitori istituzionali non bancari credano maggiormente e più stabilmente nelle imprese italiane in genere per convogliare più cospicuamente i risparmi degli Italiani nella costruzione di un circolo virtuoso che incoraggi più consistentemente gli interventi nell'azionariato delle imprese radicate nel Paese.

Insomma bisogna sviluppare giorno per giorno nuovi impegnativi orizzonti per accelerare la costruttiva modernizzazione delle relazioni fra banche e imprese in un clima di assoluta trasparenza e lealtà, nel rispetto di tutte le normative innanzitutto fiscali che rappresentano frequentemente una palla al piede delle imprese tutte ma debbono essere prima applicate e contestualmente debbono essere richieste le opportune correzioni in vista della "unione fiscale europea". Infatti non può sussistere una vera unione economica, doganale, monetaria e bancaria senza costruire contemporaneamente anche una uniformità nelle regole e nell'applicazione delle norme fiscali a tutte le imprese di ogni genere e natura operanti nel mercato europeo. In tal senso gli sforzi convergenti di Confindustria e Abi debbono essere maggiormente colti dalle Istituzioni della Repubblica.
Antonio Patuelli è presidente dell'Associazione Bancaria Italiana



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