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Restituitemi alla poesia di Playboy e del National Geographic

Restituitemi alla poesia di Playboy e del National Geographic

ANTOLOGIA VOL. 36

Iannozzi Giuseppe

In questo mondo creato

Giorni pavidi
in questo mondo creato
negli avanzi
di chi ci ha condannato
comandato
morto fiato
in petto.

Bordello

Oh, Amore Bello,
non così bello,
solo s’ama
il m’ama non m’ama
come in un bordello
mentre la terra
in guerra!

Nel ventre

Giovani
sol prima
che la baionetta
nel ventre fratello
affondata.

Macerie

La strada solita
devastata,
il ponte in due
piegato,
le case tutte
abbattute:
macerie s’ergono
al posto degli uomini.

Lo sbaglio

Nello sbadiglio
prigione è lo sbaglio,
l’uomo che di sé sogna.

Vivi o morti

Vivi o morti
tutti insieme a casa:
che senso ha
questo insieme?
Dove l’ultimo respiro
anche Dio è morto
insieme ai morti.

Battaglia

All’amore abbiamo fatto.
Fu morire
sul campo di battaglia.

Sangue

In un fango
di sangue
sono caduto
prima del peso
dell’affanno
nel petto costretto.

Spettri

Sa la Fine
il suo spettro,
così l’Amor tradito
in sua illusione
creduta perfetta.

Al poeta

Al poeta
non domandare
se la poesia poesia,
quale il significato.

Al poeta
non chiedere
chi è.

Guidami verso casa

I.

Tutte le promesse,
tutte le scommesse,
tutto quello che ieri era…
tutto ma proprio tutto
con il niente collabora

L’avresti detto mai?

Tutte le pagine bianche
e non pensarci neanche
a riempirle

L’avresti immaginata
questa porcheria?

II.

Confesso… cosa mai
di così grave, cosa?
Mai stato qui o altrove,
della poesia mai
ho sfiorato io l’altezza

Ma più grave la colpa
d’aver al ribasso giocato
con cadaveri di parole
purtroppo sì simili a me

III.

D’un uomo
l’anima sua
non indagate:
a spese vostre
scoprireste
che dall’alto
in basso
la nera rogna
la consuma
senza mai
venirne a capo

IV.

quando nel sonno
son spente le anime,
a mollo
in un sonno crudele,
sol allora vengono
e vengono bene
quelle cose strane
che c’illudiamo siano…
poesie

V.

quando cadrà cadrà
e non potrai tu
imprecare o pregare

quando al mondo
più non ci saranno
piedi da lavare
e mani da stringere,
solo allora capirai…
perché

quando…
quando perderà
il sax lucentezza e tenore,
di Coltrane
ricorda le labbra,
di come sapevano…
amare

VI.

Non parlate,
non d’amore almeno
Ha Caino chiesto
e gli è stato dato
il possibile e di più

Se le croci lassù,
sulle calve colline,
non le vedete
immaginate bene
anche se il male
che in petto nutrite
non lo sapete
a parole spiegare

Parlano le mani,
le mani insanguinate
milioni di volte
sulle natiche strofinate

VII.

In tanti lo sguardo mio
hanno accecato
dei santi indossando
i comici loro vestiti;
quando però
nei loro passi slacciati
sono inciampato
“Al diavolo!” subito han gridato,
non me ne volete dunque
se ora a modo mio
il gioco che mi conforta
lo porto avanti tirando dritto
come locomotiva
da farfalle e pazzie alimentata

VIII.

E vedermi stanco
E vederti stanca
Aver sol voglia
d’esser tradotto
là dove riposano
libri svogliati,
sfogliati e spogliati
Aver questa voglia
e null’altro da donare

IX.

Torniamo a casa,
a usare carta e penna
per lasciar di noi
al di là del tempo
un segno più del sogno

Torniamo a noi,
a lavorar di cuore
col sudore della fronte

Torniamo a casa,
e parliamo a lungo
come due estranei
che uguale via
hanno da seguire

Piccolo creato

0.

Un giorno
che non abbia
rivali e sabbia
da dimenticare;
un giorno
che Sole e Luna
avran perso
per sempre valore
agli occhi
di uomini e dèi;
un giorno,
quel giorno
nel giardino Proibito
a piedi nudi
mi verrai a trovare
e un vecchio saggio
senza più desideri
troverai
addormentato sotto
un nocciolo in fiore

I.

Do
perché tu dia
Incapace
a prestare
l’altra guancia

… ché non sia
il mio un finire
sulla bilancia
di chi sì
di chi no

II.

Cade l’aquila
sull’agnello

da ben prima
della Parola
detta
e non detta

con o senza
affilate o smaltate
unghie

III.

Credono
che il nome
dimostri
il volto
al volto altrui

dimenticando
che il mondo
rappresentazione

IV.

Per forma
per nome
tutte una a una
le ricorda
le belve di ieri
l’arida sorgente

E in silenzio
le piange

… assetate
di sangue le sente

V.

Con l’alba
in anticipo
si svegliano
alla morte
per un momento
o per il tempo
che gli rimane

Così i più

VI.

Se amo
domani no

Vedrai
spire di fumo
dipartirsi
dalla mie nari

VII.

Il Settimo giorno
l’epitaffio scrisse
sul Creato

… immobile rimase
a guatare le genti
e il grano falciato

La Bibbia e il Kamasutra

Sono stato una rosa e una virgola,
un marinaio e una spiaggia di sabbia fine
Sono stato oltre le menzogne dei sogni:
non è stato però sufficiente cacciarsi
nell’occhio dell’accecante loro tempesta,
così adesso sull’acqua del fiume disegno la Luna

Un miracolo un milione di anni fa:
nessuno ancora conosceva la stupidità,
lo schizzo d’inchiostro e le pagine bianche
Nessuno sapeva a cosa andava incontro
quando dall’alto della Torre delle Lingue
piovevano neri diamanti e grazie erotiche

Per questo, perché questo è successo,
restituitemi alla poesia di Playboy
e del National Geographic,
restituitemi al miracolo dei ladri di notte,
alla nudità d’una donna che più di me
conosce quanti e quali peccati
ha cullato il mondo prima della civiltà

Un miracolo: Tex Willer e Sinatra,
la Bibbia e il Kamasutra,
un segno d’amore sopra l’ovvietà
che ogni cosa va come va

Vertigine d’amore
(da “Fiore di Passione”)

Chi ieri io fossi
dir non so
Non ero
Prigioniero ero,
sol questo so

In ogni dove
scopro oggi
l’infinita gioia
che tu, mia Dea,
m’hai donato;
a ogni bacio
ti sento più mia,
vertigine
senza fine

Vertigine
senza fine
l’amor nostro
nel Creato
qui ora
consumato,
consumato
e ricreato

Il tuo nome
invoco io
e uguale è
a quello di Dio

Penelope e Odisseo
(da “Fiore di Passione”)

Dalle onde del mare solleticata
infine emergi
Bagnata di sale e di sole
incontro a me subito vieni
Quanti però i loro sguardi sudati
gettano addosso alla bellezza tua
che solo a me appartiene

Un colpo al cuore,
un battito in più e uno in meno
L’ammaliante azzurro dei tuoi occhi
in petto il respiro serra: desiderio è
d’affondare nell’intima tua profondità
e più non riemergere

Fra cavalloni e spaurite sirene

possente si leva l’ira di Poseidone
Non sa lui che un umano dio
da tempo gl’ha mosso guerra
Che tu abbia preferito me a lui
che sol il tridente sa menare,
questo non lo sa accettare

Odisseo mi chiamano,
e in lungo e in largo
il mondo conosciuto e no
l’ho navigato
Ma in Itaca soltanto
la pace l’ho coccolata,
mia Penelope



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