DICONO GLI AMANTI RIFIUTATI
Iannozzi Giuseppe
DICONO GLI AMANTI RIFIUTATI
(versione alternativa, inedita)
Fosti promessa di felicità
Un momento fu abbastanza perché
il sapor salato dell’estate sul finire
ti donasse a un amore più gentile
Dicono gli amanti rifiutati
che il cuore è a pezzi, diviso
in due metà, e che senso
non ha più la vita; verità?
Su due piedi dir io non so,
non anelo però a ferirmi ancora,
a pascolare altrove, più in là,
pur non nascondendo
che vero è che i praticelli
son tanti, belli verdi e fioriti
Credo invece che tornerò
da dove son stato tratto fuori,
in salvo, in salvo almeno così
ieri io credevo; e, in mezzo
a tutte le pazze cose
che hai per caso dimenticate
chiuse in un armadio quel dì
– lontano non so quanto -,
un giorno, sì, di nuovo
mi scoprirai, ma sarai tu
vecchia e rugosa e io sol più
un corpo in perenne lotta
contro la corruzione del Talmud
e di tutto il resto dimentico
Fu l’estate
Ancora una volta
tradito,
qui
col vuoto in mano:
tre assi
e una sola
pallottola sul cuore
a tenermi
compagnia
Con l’estate
fra giaggioli e convolvoli;
il sole all’orizzonte
che mai si spenge;
l’allegro rumore
del ruscello
che lavò i nostri piedi nudi;
così tanto sciocco, così tanto…
l’anima mia illusi
che di arcobaleni a non finire
ogni mio, ogni nostro dì invaso
Tu, Regina,
– tu mai sotto il potere
delle mie dita -,
sei riuscita
a strapparmi di mano
la vita!
Come semi di Giuda
Come semi di Giuda,
dal Peccato originale
cadiamo
per giovani e forti figli
che in lungo e in largo
il messaggio rechino
con coraggio
Lingue di fiamma
l’Inferno
di chiese di croci
dabbasso fecondano,
e nell’orizzonte
spento e immenso
infine affondano
Chiappe di poeta
Non è forse
quel che voi chiamate poeta
uguale a quel tizio
che s’è fottuto vostra sorella?
E allora perché
le maschie sue chiappe,
in grottesco sorriso aperte,
straziate
prima colla coramella
e subito dopo colla verga
che fra le gambe tenete?
Sorriso di coltello
da orecchio a orecchio
dovreste portargli
e non il dono della gogna,
perché vittima lo dica
il pubblico scimmiesco
e plaudente
Per un tuo bacio
Se mi chiedessero di morire
per un tuo bacio,
lo farei.
Così potrei vantarmi
con gli angeli
di aver visto il paradiso
prima di arrivarci.
Fiori sui morti
Quando son salito in alto
è seguita rapida la caduta
Ho scoperto che le ali
erano il sogno d’un matto
E’ facile cadere
una volta buttato lo sguardo giù
Si capisce bene
che nessuno laggiù
ha un buon motivo
per continuare a stare in piedi
Ricordi quando gridavano
di mettere i fiori nei cannoni?
Che fine hanno fatto adesso
quei tipi così strani
che pareva dovessero mettere
sottosopra il mondo intero?
Uno è becchino di professione,
l’altro un terrorista latitante
E quello che sembrava un angelo
è governatore e repubblicano
Crescono i fiori sui morti ammazzati,
di mille sgargianti colori
come sogni sradicati da pulsanti cuori
In un tempo non lontano
agli uomini un cuore gli batteva in petto
per un figlio appena nato,
per un tramonto ventre d’una nuova alba
Di mille sgargianti colori questi fiori
che nascondono i corpi di chi non è più
Lupa
Lo so che passo
da un estremo
all’altro senza posa;
che i miei passi
non sono mai
silenziosi; molte cose
le ho fatte
senza pensarci su
scalando il K2
con la lingua,
molte altre invece
finite distrutte,
subito, sotto il peso
della mia impazienza;
ma sempre
ho predicato bene
e razzolato male
Ho pagato i miei debiti
leggendo nei fondi di caffè
e a più di uno
gli ho sparato in fronte
senza un vero perché
Non ho colpa
d’esser un randagio;
m’hanno abbottonato
la camicia che non ero
ancora bambino;
ma il tempo m’ha fatto
largo il petto
e i bottoni son saltati
e le giugulari dei carcerieri
hanno straripato fuori
l’infezione del sangue
Senza meta, senza scopo
vago e talvolta godo
allargando le fauci
al cerchio biondo della luna
Come Omero,
con gli occhi gonfi di cecità
ho provato a fecondare
le donne con la mia verità;
e se qui o altrove un figlio
è scampato al massacro ordinato
mentr’io prendevo la strada per l’Egitto,
non so dire
Ma tu che sei pietosa Lupa
divisa fra Romolo e Remo
e i tuoi cuccioli; tu che ami
senza distinzioni e non come me,
forse potrai ancor oggi
darmi un riparo per un minuto o due
Solo un buffone
E così mi abbandoni
Fai bene
Sono solo il buffone di corte
che si finge re
con il cerone in faccia,
gli occhi di lacrime e sonno,
la bocca mortificata nel rossetto
Saprò seppellirmi
nelle risate tirate alle spalle,
negli insulti che per strada
di sicuro non mancheranno
insieme a pugni e sgambetti
Berrò l’acqua delle pozzanghere
pregando d’affogare
Sotto il sole
per il momento rimango
e gli occhi pieni d’un bel niente
Giusto un buffone,
giusto un fallito, bambina
Per la polvere nei miei occhi
Sei tornata per la polvere
nei miei occhi,
per tutto quello che nel deserto
hanno e non hanno visto
in mezzo a disperati orizzonti,
a notti di crudeli stelle
con me in cerca di Lawrence
Quando arrivai a casa tua
dalla testa ai piedi di fuliggine e sabbia vestito
non riconoscesti il mio volto bambino
Dicesti solamente che ti sembravo spento
Mi invitasti però alla tua tavola
a sedere, a spezzare il pane con le mani
e a vuotare mille caraffe di vino e aceto
Presi a raccontarti del deserto,
di come sia facile cader preda
d’una gonna in un miraggio vuoto di coraggio,
perché quando tutto il santo giorno l’ombra tua
la ubriachi sotto il sole sol pensi a come salvarti
a costo di uccidere quel poco di orgoglio
che in fondo alla coscienza ristagna e ti danna
Con un sorriso strano
piagato in una solitaria lacrima
mi carezzasti il capo fuligginoso
In quel momento capii
che non sarei mai più stato
un cercatore di solitudini altrui
Lolite e Chupa Chups
Hanno fatto fuori l’infermiera
Una supposta è bastata
Le scarpe nuove un male Giuda
Stare in piedi dalla mattina
alla sera non aiuta la guida, il mio cane
Chupa Chups, Lolite a tempo di Jazz
Che mondo fantastico, manca soltanto
Armstrong
Potrei schizzare fino alla Luna
Sto ancora cercando di capire
dove ho inciampato
Il postino mi ha morso la terza gamba,
ma nessuna lettera per me
Peccato, avrei voluto davvero
fare qualcosa di buono, come donare il sangue!
Mi ha poi preso con un gancio
mentre ero distratto, e tutto è
precipitato e non so perché
Mi sono svegliato in coma
in un fottuto ospedale,
legato al letto come un animale
Sto cercando di venirne fuori
Gli ho dato il mio nome, Ivan Denisovič
per l’assicurazione e le malattie prese
da bambino
Ho ancora il naso che perde
e di sotto non va meglio
Sto cercando di capire
chi mi ha fatto lo scherzetto stamani,
le stringhe legate strette strette,
la destra alla sinistra e queste siringhe
Perdo l’orientamento nel tempo
Certi viaggi, certi cori gospel!
Potrei schizzare fino alla Luna
se solo non avessi…
Lasciamo perdere, non sono mai stato bravo
nei lavori di scavo
Mi raccomando, non farti
tutte le mie canne, passa prima da mammà
Rassicurala, non ci sta con la testa
però le voglio un bene da morire
Sabbia e fantasmi
Ammetto di non capire
Non capisco la sabbia
Vedo però i fantasmi
che affogano nel gorgo
del tempo e la clessidra
che perde il suo tempo
Ammetto che ho fatto poco,
e poco ancora domani farò
per mia incompetenza
o perché lontano da psicanalisi
e strutturalismo, senza Dio sì
ma con l’anima sempre
al suo posto a tenere il ritmo
dentro al petto
Se domani alla sbarra
davanti ai giudici mi dirai vecchio,
non opporrò resistenza
Ma quando fuori ti giuro
ti strapperò dalla bocca la lingua
con l’indice e il pollice a mo’ di pinza,
e poi ai serpenti del deserto in pasto
E quello che avrò fatto sarà giusto,
né poco né troppo
Non credo più
Non credo più
alla tua dolcezza
Senza un bacio
si può forse dar
all’Amor nome?
Nelle lacrime
resto seppellito,
capriccioso
quanto un bambino
che ragione
non conosce
ma solamente
del cuore gli sbalzi
Voglio un bacio
Voglio un bacio
Un bacio
Uno soltanto
Voglio
vederti cadere
in ginocchio
in amore
gridando
piangendo
che ami e che
soltanto me
amerai
Voglio
che tu me lo dica
con il cuore a mille
Voglio
davvero poco
Davvero tanto
Ma lo voglio
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