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L’amicizia oltre il filo spinato ne “Lo sguardo oltre il fango”

L’amicizia oltre il Filo Spinato ne “Lo sguardo oltre il fango”
Fermata Spettacolo

E’ quanto mai difficile affrontare l’incommensurabile tragedia e l’infinita disumanità dell’Olocausto e, quindi, confrontarsi con un evento storico che ci mette direttamente a contatto con i meandri più oscuri dell’essere umano e ci costringe a fare i conti con quella che è sicuramente la più grande lacerazione nella coscienza collettiva contemporanea, ma il dramma musicale “Lo sguardo oltre il fango”, con la regia di Giovanni Deanna, lo fa con sapiente delicatezza, bilanciando l’urgenza di testimoniare la verità con il rispetto nei confronti di un dolore assoluto e, in definitiva, irrappresentabile, senza tuttavia rinunciare a una rappresentazione lucida e realistica dell’orrore.

Lo spettacolo, che fa parte di “Memoria genera futuro” programma di appuntamenti coordinato da Roma Capitale, si è imposto nella scena delle molteplici attività (più di cento) promosse in occasione del giorno della memoria.  Il musical, nato dalla feconda e consolidata collaborazione tra il maestro Simone Martino ed il poeta Lorenzo Cioce, è liberamente ispirato al romanzo “Il bambino con il pigiama a righe” del giovane scrittore irlandese John Boyne, da cui è stato tratto l’omonimo film nel 2008. Al centro di questa storia c’è l’incredibile amicizia tra Peter Koller (Gabriele Trucchi)  e Ziva Zelenskj (Margherita Rebeggiani), l’uno figlio di un gerarca nazista promosso alla direzione di un campo di concentramento, l’altra un’ indifesa ragazzina ebrea, la ragazza numero 65738 appunto, internata assieme al premuroso fratello Gabriel (Michelangelo Nari) proprio in quel campo; i due adolescenti, sebbene siano separati da un filo spinato invalicabile, riescono a vivere con ingenuità ed innocenza una tragedia orribile.

Deanna privilegia una rappresentazione realistica e focalizzandosi soprattutto sul percorso di progressiva consapevolezza e conoscenza del male affrontato da Peter e, tramite lui, anche dal resto della sua famiglia. Un cammino graduale che viene reso efficacemente  attraverso elementi spaziali e scenografici, proponendo un finale inaspettato e tragico, in cui il padre diventerà carnefice del figlio e di se stesso.

Portare sul palco un tema così delicato non era semplice e ancora una volta si è scelto uno dei punti di vista da sempre privilegiati per inquadrare la bestialità nazista, lo sguardo infantile, perché solo il candore e l’innocenza dei bambini è in grado di contrapporsi all’ oscurità senza fine di un mondo adulto degenerato.

Belle le musiche, che esprimono, grazie al violino di Monica Canfora, in uno stile malinconico e struggente il dolore per la dignità calpestata del popolo ebraico, come pure i testi che danno voce al folle desiderio di supremazia razziale tedesco.

Il merito principale di questo spettacolo è stato il grande consenso di pubblico, soprattutto giovanissimi ed adolescenti, proprio di coloro che saranno gli adulti di domani ed è importante che si confrontino con gli orrori del passato, per comprendere che l’integrazione è possibile anche fra mondi apparentemente divisi da un muro invalicabile e che solo con la memoria si può vincere l’oblio del dolore e del fango esistenziale.

Completano il cast Stefania Fratepietro e Paolo Gatti (genitori di Peter), Luca Notari (tenente Schwarz), Sharon Alessandri (sorella di Peter), Giulia Di Turi (domestica di casa Koller), Giovanni De Filippi (Herr Kramer), Julie Ciccarelli, Giulietta Rebeggiani e Lorenzo Bernardini  (internati nel campo). Le scene sono di Fabrizio Del Prete, i costumi di Rita Pagano e le luci di Pietro Frascaro.

L’amicizia oltre il filo spinato ne “Lo sguardo oltre il fango”
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